La ricetta per la crisi alimentare che fa gola agli investitori

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Di fronte all’aumento della richiesta di cibo, la crisi climatica e il rischio alimentare arrivato anche in Europa, BNY Mellon Investment Management analizza le sfide legate al sistema alimentare che possono offrire spunti interessanti per gli investitori

Al momento 5 miliardi di ettari, ovvero circa cinque volte il territorio cinese, sono utilizzati per l’agricoltura. Questo è il dato incredibile fornito dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura(FAO). Ma la coltivazione di questa immensità basterà per offrire una dieta sana ed equilibrata alla popolazione che cresce sempre di più (secondo le Nazioni Unite entro il 2050 la terra conterà circa 9,7 miliardi di persone)?

Per BNY Mellon Investment Management, se le modalità di produzione e di consumo di cibo non cambieranno, no. Questo orizzonte, molto preoccupante da un lato, offre dall’altro una opportunità di investimento interessante verso quelle aziende in grado di offrire soluzioni che permettano una maggiore efficienza e produttività: dai campi alla tavola.




Parlare di sicurezza alimentare non è una novità, ma si è imposta nel discorso pubblico con forza con l’inizio del 2022. Tra le perdite di raccolti a causa delle emergenze climatiche e la guerra in corso in Ucraina è diventato di colpo un problema sentito anche in Europa, con il prezzo del grano schizzato alle stelle. Ma non solo. Il Regno Unito è stato costretto l’anno scorso a razionare insalate e verdure. “In assenza di una risposta sufficiente sul fronte dell’offerta da parte di altri mercati potremmo dover affrontare un altro anno di prezzi elevati delle materie prime”, suggerisce Karen Miki Behr, gestore di portafoglio di BNY Mellon IM.




Ma non solo la produzione alimentare dovrebbe aumentare di circa il 70% entro il 2050 per riuscire a sfamare la crescente popolazione mondiale, le sfide che questo settore si trova a dover affrontare sono di gran lunga più complicate di quelle legate unicamente all’alimentazione. Sebbene a prima vista potrebbe non essere semplice collegare le emissioni di gas effetto serra con la produzione di alimenti, la realtà è molto diversa. Infatti, il settore è responsabile, secondo i dati del FAO, di un terzo delle emissioni globali, vi sono varie modalità attraverso cui la filiera alimentare sta facendo la sua parte nel peggioramento della situazione climatica, sia dal punto di vista della deforestazione che del sovra-utilizzo di acqua, di fertilizzanti e di prodotti chimici. 


Per trovare una soluzione a tutte queste sfide è necessario muoversi verso soluzioni innovative. Ecco quindi che il consiglio per gli investitori è quello di cercare “aziende capaci di rendere più resiliente il sistema agricolo e la produzione di cibo, nonché quello in grado di favorire aumenti di efficienza e produttività”, conclude l’esperta di BNY Mellon IM.


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