Mercati: non solo Usa, ecco perché bisogna ampliare l'orizzonte
Tra la guerra in Ucraina, la debolezza dell’economia giapponese, il dollaro forte e i vari problemi dei mercati emergenti, investire spaziando tra i vari mercati internazionali può sembrare troppo rischioso. Tuttavia, non considerare i mercati internazionali, concentrandosi unicamente entro i confini statunitensi perché sembrano i più sicuri e noti, significherebbe perdere alcune interessanti opportunità. Perché significherebbe ignorare alcune tra le aziende più di successo. Ne è convinta Capital Group, che in prospettiva al 2023 ricorda di mantenere lo sguardo il più ampio possibile: “E’ ben diverso parlare di condizioni macro economiche e prospettive di crescita per le singole imprese”.
Si investe in aziende, non in economie
Capital Group spiega che sarebbe sbagliato credere che il luogo in cui le aziende hanno sede, abbia sempre un impatto diretto sulla posizione di mercato dell’impresa stessa. Infatti, molte compagnie multinazionali che hanno la sede centrale in aree con una situazione economica difficoltosa o un mercato ancora emergente, hanno comunque ottimi risultati, in quanto interessanti per paesi esteri. Gli unici casi in cui la situazione è diversa, è se gli stati impongono una regolamentazione o una tassazione molto severa.
Insomma, il livello di interesse per un’azienda non dovrebbe dipendere dalla sua posizione,
perché come si vede dal grafico i fattori che hanno un maggior impatto sui guadagni di
un’azienda sono molteplici, variegati ed esterni all’azienda stessa.
“In Europa, ad esempio, il livello di interesse che ruota intorno ad Airbus dipende dalla domanda di aerei che arriva direttamente dagli Stati Uniti e dalla Cina”, spiega Gerald Du Manoir, portfolio manager di Capital Group. Il colosso di aeromobili franco-olandese ha consegnato solo nel mese di novembre 68 aerei commerciali, arrivando a un totale di 565 nei primi 11 mesi del 2022. Questo dato è ancora più interessante se si considera che il rivale americano Boeing ne ha consegnati solo 48 a novembre, arrivando a un totale di 411 nel 2022, secondo il confronto Reuters.
Un altro esempio che evidenzia la forza oltreconfine riguarda il settore del lusso, sempre in Europa. Anche in questo caso, “l’interesse per la francese LVMH arriva dai consumatori americani e dalla loro ricerca di beni di prestigio”.
Anche i mercati emergenti ospitano alcune imprese fondamentali per l’economia globale. La Taiwan semiconductor manufacturing company (Tmsc) è il più grande produttore di semiconduttori al mondo e ha recentemente annunciato un’espansione della sua produzione, con una sede in Arizona, negli Stati Uniti, proprio sfruttando parte dei 52,7miliardi di dollari in fondi che il governo Usa ha stanziato per la produzione di chip entro il territorio americano.
“Concesso che l’outlook di alcune aziende non sembra particolarmente interessante, sono sicuro sia possibile trovare aziende molto promettenti in Europa, Giappone e nei mercati emergenti e che queste grandi imprese saranno in grado di generare fatturato in tutto il mondo”, conclude Du Manoir.