L’India sarà la nuova Cina? Attenzione a questi movimenti

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La Tigre sta scalando la scena internazionale a discapito del Dragone. Che sia arrivato il suo momento di rivalsa? Gli esperti di Legal & General Investment Management stanno osservando alcuni cambiamenti importanti

Potrebbe essere arrivato il momento di rivalsa per l’India nei confronti della Cina. Se finora la Tigre è rimasta all’ombra del Dragone, nel prossimo futuro potrebbe dare una pericolosa zampata, secondo gli esperti di Legal & General Investment Management (LGIM). Le interruzioni alle catene di approvvigionamento durante la pandemia da Covid hanno spinto diverse multinazionali ad aprire nuove sedi di produzione al di fuori della Cina. Un esempio su tutte è Apple, che ha iniziato a spostare l’attività di assemblaggio degli iPhone dalla Cina all’India, appunto. E secondo quanto dichiarato dal ministro del commercio indiano a inizio anno, l’India arriverà a rappresentare fino al 25% della produzione di iPhone rispetto al 5-7% attuale. A questo aspetto, si sono ora aggiunte le crescenti tensioni politiche tra Pechino e Washington che potrebbero favorire ulteriormente questo cambiamento.


Piccoli grandi passi verso una nuova produzione

Gli esperti di LGIM immaginano questo nuovo movimento verso l’India non solo come un caso di reshoring, ma anche di friendshoring, ovvero rilocalizzare alcune fasi della produzione in paesi amici, con un sistema di interessi e un allineamento geopolitico comune. La ragione? Starebbe proprio nel rischio geopolitico dopo che le tensioni tra Cina e Stati Uniti sono tornate ad accendersi sia per la questione di Taiwan, che per la guerra in Ucraina.


Oltre a Apple, anche altri colossi industriali hanno scelto infatti l’India come destinazione di friendshoring. Samsung, Vedanta e Foxconn hanno annunciato il piano di investire grandi somme in India per la produzione di semiconduttori. La multinazionale sudcoreana ha già pianificato un investimento di 365 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni, con l’obiettivo di creare 80.000 nuovi posti di lavoro.

Erik Lueth, global emerging market economist di LGIM, ha sottolineato come “il friend-shoring si focalizzi unicamente su quelle industrie sensibili, come quella dei semiconduttori, di difesa e dell’elettronica, tralasciando invece quelle secondarie, come le imprese di produzione di giochi”.


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India, monopolio sugli investimenti esteri?

Se fino a qualche anno fa era impensabile immaginare che un paese asiatico ricevesse più investimenti diretti esteri (FDI) rispetto alla Cina, ora la situazione sta cambiando. Considerando gli ultimi sette anni, in cinque tra questi l’India ha superato il Dragone. E anche durante momenti molto complicati, come quello in cui la pandemia ha colpito con più violenza, gli FDI in India sono sempre rimasti, per lo più, costanti, cosa che non si può certo dire della Cina.




È tuttavia fondamentale sottolineare, secondo Lueth, che questo è solo uno spaccato della realtà. Nonostante la doccia fredda per le filiere causate dalla pandemia e grandi aziende come Apple abbiano deciso di trasferire parte della produzione in India, solo il 17% delle imprese ha deciso di spostare la loro produzione fuori dai confini cinesi entro i prossimi tre anni. E non solo, la maggior parte di queste pianifica di spostare le loro attività nel Sud-est asiatico, non nel Paese della tigre. È forse ancora troppo presto per parlare di friendshoring verso l’India?

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