Bond high yield: i vantaggi di una strategia globale
Nei giochi di strategia non si sceglie mai di mettere tutta la propria armata in un solo Stato, per quanto forte e resiste questo sembri essere, bensì si cerca di guadagnare sempre più terreno, così che anche una piccola perdita non abbia un impatto disastroso sulla partita e lo stesso dovrebbe essere anche quando si sceglie come investire. A seconda del momento storico e della congiuntura economica di una determinata regione, le obbligazioni high yield di alcuni Stati o macro aree risultano, naturalmente, più attraenti di altre, ma secondo PGIM Fixed Income una strategia globale trasversale può rivelarsi la tattica vincente.
Un anno di buone partenze e nuovi obiettivi
La grande volatilità, trainata dalla perdurante inflazione, ha penalizzato le performance lo scorso anno, ma questo 2023 è iniziato con una spinta ben diversa. I rischi permangono, tuttavia è il caso di guardare anche ai cambiamenti in positivo: l’inflazione è in discesa dai picchi, grazie anche all’azione delle banche centrali, la Cina sta ripartendo dopo aver riaperto i suoi confini e la crisi energetica che minacciava di stravolgere l’Europa è stata mitigata, grazie anche a un inverno particolarmente mite.
Cosa possiamo aspettarci d’ora in poi e che impatto avranno questi cambiamenti sul mondo delle obbligazioni high yield? Per quanto riguarda gli Stati Uniti gli esperti di PGIM Fixed Income attribuiscono circa le stesse probabilità a una possibile recessione e a un soft landing, con un leggero sbilanciamento verso il secondo scenario, dal momento che la domanda di forza lavoro rimane storicamente alta. Se si presentasse una situazione simile, con i tassi di interesse a lungo termine e gli spread creditizi abbastanza elevati, i titoli obbligazionari high yield ne beneficerebbero, dal momento che i titoli statunitensi HY rappresentano circa il 75% sul panorama globale. E anche nel caso di recessione, la situazione non sarebbe molto diversa: nonostante lo spread potrebbe ampliarsi nel breve periodo, i tassi sarebbero comunque in grado di riprendersi, rafforzando così le prospettive verso un rendimento totale positivo.
L’Europa invece si trova di fronte ad un rischio di recessione abbastanza basso, intorno al 15%, ma non per questo ignorabile. Ci si può aspettare una fase di stagflazione con tasso di crescita della domanda freddo e l’inflazione ancora ben oltre il tetto definito. Proprio per questo PGIM Fixed Income prevede un rischio di stagflazione molto alto, intorno al 60%. In una tale prospettiva investire in obbligazioni high yield europee può fare paura, ma nonostante questo ribasso nel breve termine, l’Europa ha un’arma molto importante nel suo arsenale, che riesce comunque a renderla un’opzione attraente: un alto tasso di dispersione, fattore che rende l’HY del vecchio continente più a buon mercato.
“In uno scenario in cui i tassi e lo spread si muovono allo stesso ritmo e nella stessa direzione, i rendimenti elevati e i guadagni correlati dell’universo high yield rappresenteranno un ulteriore fattore a sostegno della performance in tutto il settore”, sostengono da PGIM Fixed Income. È inoltre importante sottolineare che se è vero che storicamente i rischi di recessione e stagflazione hanno aumentato le insolvenze, rendendo così meno attraenti gli asset più rischiosi, il ciclo del credito che ha seguito la pandemia ha avvantaggiato le imprese riducendo i costi di finanziamento, sostenendo le valutazioni e incrementando la redditività, il che significa che le imprese entrano in un periodo di potenziale stress con un buono stato di salute e una forte liquidità.
In conclusione
Avere una prospettiva globale appare la giusta conclusione se si guarda al mercato delle obbligazioni high yield: “Sebbene l'asset class rappresenta un'area specifica dei mercati dei capitali, le sue caratteristiche sono in grado di soddisfare le diverse esigenze degli investitori di tutto il mondo”, sottolineano da PGIM Fixed Income.
Affacciarsi solo al panorama statunitense, che sembra al momento quello più forte e attraente, anche considerando che la maggioranza dei titoli high yield sono made in USA, potrebbe essere troppo limitante, portando a ignorare le opportunità che l’Europa, per le sue caratteristiche, potrebbe offrire. Flessibilità deve essere la parola chiave se l’ambizione è quella di capitalizzare le diverse sfumature che si espandono nei mercati regionali. Inoltre, sia in caso di recessione che di stagflazione non è necessario che si scateni il panico; nel secondo caso il settore continuerebbe a generare livelli di reddito interessanti, mentre uno scenario in cui i tassi rimangono vicini ai loro picchi e gli spread di credito si contraggono potrebbe aumentare il potenziale di rendimento totale del settore.
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