Un po’ automotive, tanto lusso. I cloni con Ferrari nel motore

Titta Ferraro
1.9.2023
Tempo di lettura: 3'
Nelle scorse settimane la Rossa ha rivisto al rialzo la guidance 2023 con ricavi attesi in area 5,8 miliardi. In borsa il titolo segna +45% Ytd. Vediamo qual è il suo peso negli Etf settoriali e in quelli sul Ftse Mib

Al Festival di Venezia ieri è stato il grande giorno di Ferrari con la presentazione del film diretto da Michael Mann che vede Adam Driver nei panni di Enzo Ferrari. Il biopic, che sarà nelle sale dal prossimo 30 novembre, trae spunto dal libro di Brock Yates ‘Enzo Ferrari: the man, the cars, the races, the machines’ che ripercorre un momento di crisi della casa di Maranello che rischia la bancarotta nonostante i successi in F1.

I numeri di Maranello dal 1947 a oggi

Enzo Ferrari iniziò la costruzione dei primi capannoni dietro lo storico ingresso di via Abetone durante la seconda guerra mondiale. Nel 1947 questi spazi, originariamente destinati alla produzione di macchine utensili, furono trasformati in fabbriche di automobili. Se nel 1947 la neonata Ferrari disponeva di uno spazio produttivo di 20.000 metri quadrati e realizzava tre vetture: due 125 S – la primogenita della Ferrari – e una 159 S Prototipo, oggi la fabbrica è oltre 40 volte più grande, circa 860.000 metri quadrati, e l’anno scorso l’azienda ha consegnato 13.221 automobili.

Ferrari, il cui controllo passò a Fiat nel 1969 dopo che il suo fondatore aveva rifiutato negli anni precedenti le avance di Ford e GM, oggi è un colosso con ricavi per 5,095 miliardi di euro e utile netto di 939 mln (dati 2022). Per quest’anno la guidance è stata rivista al rialzo dopo i solidi riscontri del primo semestre e i ricavi sono attesi ai nuovi livelli record in area 5,8 miliardi ed ebitda adì nel range 2,19-2,22 mld.

Il titolo Ferrari, quotato a Wall Street dall’ottobre 2015 (Ipo a 52$ per azione) e su Borsa Italiana da gennaio 2016 a seguito dello spin-off da FCA, quest’anno ha toccato un massimo storico a 300 euro e attualmente presenta una market cap di oltre 57 miliardi. Da inizio anno il titolo vanta un saldo di +45,5%.


La Rossa negli indici automotive, ma anche lusso e Ftse Mib

Ferrari è ormai nel gotha delle dieci maggiori case automobilistiche e contende a Stellantis la nona posizione. Questo comporta la presenza del titolo nei maggiori indici legati al settore automotive e non solo. Nell’indice Stoxx Europe 600 Automobiles & Parts Ucits Etf così come nel Lyxor Stoxx Europe 600 Automobiles & Parts Ucits Etf, il titolo Ferrari è sul terzo gradino del podio con una quota del 13,6%.

Il suo brand di fama mondiale, il pricing power e quindi a cascata il basso profilo di rischio pone la società di Maranello come assimilabile anche al settore del lusso. Così il titolo Ferrari risulta presente anche nei maggiori indici del settore lusso. Nell’Amundi S&P Global luxury Ucits Etf il suo peso supera il 5%. Mentre nell’SPDR Msci Europe Consumer Discretionary UCITS Etf si ferma al 3,51%.

Essendo anche una delle società più grandi di Piazza Affari (la quarta per market cap dietro Enel, Unicredit e Intesa Sanpaolo), Ferrari vanta un peso sostanzioso, pari a circa l’8% attualmente, in tutti gli Etf che si rifanno all’indice Ftse Mib.

Infine, su Borsa Italiana da qualche settimana sono presenti anche i primi ETP che permettono un’esposizione a leva, long o short 3x, sulle azioni Ferrari. Questi ETP, proposti da Leverage Shares, sono strumenti complessi idonei a investitori sofisticati che comprendono i rendimenti a leva e composti, investitori professionali (consulenti finanziari e gestori individuali) o investitori attivi che monitorano regolarmente le loro posizioni. Le performance degli ETP a leva vengono calcolate sulla base dei rendimenti giornalieri composti, pertanto i rendimenti misurati su periodi maggiori di un giorno possono discostarsi da quelli offerti dall’indice di riferimento (effetto compounding), in particolare in periodi caratterizzati da elevata volatilità.

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