Consulenti finanziari: oltre 4 italiani su 10 non si fidano di loro

20.1.2022
Tempo di lettura: 5'
Tutti gli intermediari finanziari hanno un grosso problema di fiducia in Italia, in particolare i consulenti (inclusi gli autonomi)
L'ultimo rapporto Consob sulle scelte d'investimento delle famiglie italiane ha confermato come la gran parte degli investitori italiani sia avverso al rischio e assai sospettoso nei confronti degli intermediari finanziari
Il fatto di avere un consulente, per gli italiani, non è affatto indicativo di una fiducia convinta nei suoi confronti: in metà dei casi o ne hanno poca, o nessuna, o non sanno esprimersi a riguardo
Le caratteristiche dei risparmiatori italiani, in possesso di molta liquidità e mediamente poco preparati su come investirla, potrebbero far pensare a un terreno fertile per il lavoro dei consulenti finanziari e degli intermediari. Nei fatti, però, il grande scoglio da superare resta sempre lo stesso: la fiducia. Metà degli italiani non provano fiducia verso alcun intermediario finanziario. E fra banche, assicurazioni e consulenti sono proprio questi ultimi a suscitare i maggiori sospetti – poco importa se sono indipendenti o promotori abilitati all'offerta fuori sede.
Sono queste le evidenze emerse dall'ultimo rapporto Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane, che ha sondato 2.695 individui rappresentativi della popolazione dei decisori finanziari italiani (dal rapporto è emersa anche una maggiore diffusione della consulenza, ne avevamo parlato qui).

Il 45% degli italiani afferma di avere poca o nessuna fiducia nei consulenti finanziari, a fronte di un ben più contenuto 10% che dichiara di averne molta o abbastanza. Il dato cambia di poco per i consulenti finanziari indipendenti, che pure cercano di fare leva proprio sul loro essere svincolati dalle società d'investimento: le percentuali scendono, rispettivamente, al 43% e all'8%. A questi dati si aggiunge una fetta consistente di risparmiatori che “non sa” dire se si fida o meno dei consulenti: con una percentuale che oscilla fra il 14 e il 17% nel caso degli indipendenti.
In generale la fiducia negli intermediari migliora sensibilmente quando si chiede di esprimere un giudizio specifico sulla propria banca o sul proprio consulente. Ma una differenza salta subito all'occhio. Oltre un italiano su quattro (il 27%) “non sa” dire se si fida o meno del suo consulente – fatto che non si osserva in egual misura nel caso della propria banca (8%) o della propria assicurazione (17%). Inoltre, gli italiani che dichiarano di fidarsi molto o abbastanza del proprio consulente (il 21%) sono meno numerosi di quelli che affermano di fidarsi poco o per nulla (23%). In altre parole, il fatto di avere un consulente, per gli italiani, non è affatto indicativo di una fiducia convinta nei suoi confronti: in metà dei casi o ne hanno poca, o nessuna, o non sanno esprimersi a riguardo.
Queste considerazioni possono in parte spiegare perché la diffusione della figura professionale del consulente finanziario fatichi ancora ad emergere in Italia, nonostante l'aumento degli ultimi tre anni.
Sono queste le evidenze emerse dall'ultimo rapporto Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane, che ha sondato 2.695 individui rappresentativi della popolazione dei decisori finanziari italiani (dal rapporto è emersa anche una maggiore diffusione della consulenza, ne avevamo parlato qui).
Il 45% degli italiani afferma di avere poca o nessuna fiducia nei consulenti finanziari, a fronte di un ben più contenuto 10% che dichiara di averne molta o abbastanza. Il dato cambia di poco per i consulenti finanziari indipendenti, che pure cercano di fare leva proprio sul loro essere svincolati dalle società d'investimento: le percentuali scendono, rispettivamente, al 43% e all'8%. A questi dati si aggiunge una fetta consistente di risparmiatori che “non sa” dire se si fida o meno dei consulenti: con una percentuale che oscilla fra il 14 e il 17% nel caso degli indipendenti.
In generale la fiducia negli intermediari migliora sensibilmente quando si chiede di esprimere un giudizio specifico sulla propria banca o sul proprio consulente. Ma una differenza salta subito all'occhio. Oltre un italiano su quattro (il 27%) “non sa” dire se si fida o meno del suo consulente – fatto che non si osserva in egual misura nel caso della propria banca (8%) o della propria assicurazione (17%). Inoltre, gli italiani che dichiarano di fidarsi molto o abbastanza del proprio consulente (il 21%) sono meno numerosi di quelli che affermano di fidarsi poco o per nulla (23%). In altre parole, il fatto di avere un consulente, per gli italiani, non è affatto indicativo di una fiducia convinta nei suoi confronti: in metà dei casi o ne hanno poca, o nessuna, o non sanno esprimersi a riguardo.
Queste considerazioni possono in parte spiegare perché la diffusione della figura professionale del consulente finanziario fatichi ancora ad emergere in Italia, nonostante l'aumento degli ultimi tre anni.
L'attitudine verso il risparmio degli italiani si è confermata molto conservativa e dominata da sensazioni decisamente spiacevoli. Interrogato su quali sentimenti provi nel pensare alle proprie finanze, il 52% degli italiani risponde “ansia” e il 56% “impotenza”. L'ansia finanziaria complessiva si attesta su livelli medi o alti nel 39% del campione.
L'ansia e la sfiducia verso gli intermediari sono probabilmente alcune delle cause principali della tendenza italiana, molto discussa, ad investire in modo assai conservativo.

Il 77% degli italiani dichiara di provare ansia all'idea che il suo investimento comporti anche una piccola perdita di capitale e il 38% afferma di preferire investimenti a basso rischio e basso rendimento. Per questo, non ci si deve stupire se il 24% italiani cita il conto corrente come la prima preferenza per i propri risparmi e un altro 8% la cassaforte o il materasso.
L'ansia e la sfiducia verso gli intermediari sono probabilmente alcune delle cause principali della tendenza italiana, molto discussa, ad investire in modo assai conservativo.
Il 77% degli italiani dichiara di provare ansia all'idea che il suo investimento comporti anche una piccola perdita di capitale e il 38% afferma di preferire investimenti a basso rischio e basso rendimento. Per questo, non ci si deve stupire se il 24% italiani cita il conto corrente come la prima preferenza per i propri risparmi e un altro 8% la cassaforte o il materasso.
