Tetto al debito Usa, stallo politico pesa sui titoli del Tesoro a breve

L'aumento del costo nei Cds riflette le dichiarazioni della segretaria al Tesoro Usa, Janet Yellen, che ha messo in chiaro come dopo il 1° lo Stato federale americano non potrà più soddisfare tutti i suoi obblighi finanziari
“Nessuno si aspetta che il tetto del debito non venga risolto”, ha affermato lo strategist di Bank of America, Michael Harnett. Ma l'impatto a breve, anche sull'azionario, potrebbe essere negativo
In questo momento il governo federale americano sta pagando spese correnti e interessi tramite misure straordinarie e artifici contabili, poiché lo scorso gennaio il Congresso non è riuscito a innalzare la soglia di indebitamento consentita, il cosiddetto tetto al debito. Se un accordo non sarà trovato entro il 1° giugno si potrebbe arrivare al mancato pagamento di alcune delle spese del bilancio pubblico: probabilmente verrà protetto il pagamento degli interessi sui Treasury fintantoché sarà possibile. Di fatto, però, lo stallo che sta dividendo la politica americana sull'innalzamento del tetto sul debito si sta già traducendo in alcuni segmenti dei mercati finanziari.
Il caso dei Cds (e le vere probabilità di default Usa)
I titoli derivati che servono per assicurarsi da un possibile default sul debito Usa, i Cds a un anno, sono saliti al massimo storico di 172 punti base, secondo i dati di S&P Global Market Intelligence citati dall'agenzia Reuters. La probabilità di insolvenza implicita in questi dati è pari al 3,9% secondo Msci Research, inferiore rispetto alla crisi sul tetto del debito del 2011 che spinse S&P a infliggere un downgrade al debito Usa. Com'è possibile se il costo dei Cds è maggiore? Questa stima è dovuta al fatto che il differenziale rispetto ai titoli a lungo termine è aumentata al punto da far sembrare le probabilità di default più elevate di quelle che sono in realtà. Non c'è dubbio, comunque, che i rischi siano in deciso aumento rispetto all'inizio dell'anno.
L'aumento del costo nei Cds riflette le dichiarazioni della segretaria al Tesoro Usa, Janet Yellen, che ha messo in chiaro come dopo il 1° lo Stato federale americano non potrà più soddisfare tutti i suoi obblighi finanziari. Se nei giorni successivi non si trovasse un accordo e si arrivasse al vero e proprio default sul debito Usa, ha detto Yellen, sarebbe "catastrofe economica e finanziaria che sarebbe dipesa da noi stessi". La questione è tutta politica, perché per innalzare il tetto occorre un accordo bipartisan. Anche se venisse garantito per un po' di tempo il pagamento degli interessi sul debito, l'aspetto più importante per mantenere calmi i mercati che vedono nei Treasury Usa il titolo sicuro per eccellenza, ritardare i pagamenti su sussidi, pensioni pubbliche o altre spese potrebbe essere un pessimo segnale che la classe politica lancerebbe alla cittadinanza.
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Il paradosso: copertura dal default Usa costa più di quello greco
Attualmente assicurarsi contro i default dei Treasury nei prossimi 12 mesi, ha osservato Jeff Sommer del New York Times sulla base dei dati FactSet, costa 50 volte di più rispetto al prezzo richiesto per i Bund tedeschi e dalle tre alle otto volte di più rispetto a Paesi tutt'altro che supersicuri come Grecia, Messico, Filippine, Croazia e Bulgaria. Il discorso cambia, però, se si considera il costo di un' “assicurazione” Cds nell'orizzonte di dieci anni.
Il nervosismo degli investitori sui Buoni del Tesoro Usa iniziano a vedersi soprattutto sulle scadenze più brevi. Al 12 maggio il Treasury a un mese paga un interesse annuo del 5,527 %, livelli che non si vedevano dal 2006, con un aumento di circa un punto e mezzo di rendimento solo nell'ultimo mese. Sono valori che hanno spinto l'ex re dei bond, Bill Gross (già a capo di Pimco) a definire questi titoli come un affare, nell'aspettativa che il tetto del debito sia innalzato per tempo – come sempre è avvenuto nelle precedenti circostanze (tre volte solo durante l'amministrazione Trump). Il Treasury a un anno, rende meno della controparte a un mese (4,739%) così come i titoli a 3 e 6 mesi. Questo può essere considerato un sintomo notevole della sfiducia nel breve termine.
Lieto fine già scritto?
“Nessuno si aspetta che il tetto del debito non venga risolto”, ha affermato lo strategist di Bank of America, Michael Harnett, pur riconoscendo che al momento c'è “molta angoscia” nei tassi a breve termine. I rate strategist di BofA, comunque, “sottolineano che lo stallo sul tetto del debito statunitense potrebbe essere un ulteriore catalizzatore per una potenziale mossa di avversione al rischio nelle prossime settimane”. Di conseguenza, sull'azionario viene suggerita una postura particolarmente difensiva in questa fase, anche perché viene previsto un “indebolimento dello slancio della crescita globale in risposta al deterioramento del ciclo del credito negli Stati Uniti e nell'area dell'euro e al venir meno del supporto dei venti favorevoli che attualmente sostengono l'economia”.