Investire a lungo termine sulle azioni non significa necessariamente puntare sui titoli che possono acquisire maggiore valore nel tempo. Un secondo approccio, un tempo particolarmente diffuso fra gli investitori italiani, consisteva nel detenere in portafoglio azioni di società piuttosto solide e che pagano buoni dividendi. Questo approccio consente di “fare cassa” a cadenza periodica un po’ come quando si riceve la cedola di un’obbligazione. Se l’investimento procede nel migliore dei modi, alla fine del periodo si potrebbe anche beneficiare di un apprezzamento nel valore dell’azione. A differenza di quanto avviene nell’investimento obbligazionario, però, la società non si impegna a rimborsare il capitale investito entro una determinata scadenza. Quindi, come ogni investimento in azioni, è relativamente più rischioso della controparte obbligazionaria.
L’investimento in “dividend stocks” o azioni da “cassettisti”, oltre che una scelta di approccio (alcuni investitori amano mettere nel cassetto azioni e incassare dividendi per anni) può anche essere, in alcune circostanze di mercato una tattica da utilizzare per un certo periodo di tempo. Nel 2022, ad esempio, il contesto di mercato ribassista aveva spinto molti gestori a suggerire più azioni legate a società da profitti regolari e prevedibili (come quelle che gestiscono infrastrutture) per giocare in difesa e incassare buoni dividendi. Nel 2023 i rendimenti delle obbligazioni sono decisamente più allettanti, ma il rischio che la crescita rallenti resta ancora oggetto di discussione. Può essere interessante volgere lo sguardo proprio adesso ai titoli da cassettista, sperando che reggano meglio eventuali intemperie sui mercati nei prossimi mesi?
“Nell’attuale contesto macroeconomico, con un dollaro che torna ad essere forte e i timori dell’inflazione ancora radicati all’economia, potrebbe essere un interessante momento di investire in dividend stocks”, ha dichiarato a We Wealth Carlo De Luca, responsabile dell’asset management presso Gamma Capital Partners.
Un comune indicatore per la valutazione dei migliori dividendi è il cosiddetto dividend yield, che si ottiene rapportando il prezzo dell’azione con l’entità del dividendo offerto. Scegliere i più corposi sembra un ovvio sistema per selezionare le società migliori per gli scopi del cassettista. Ma non è così facile: non sempre dividendi generosi sono figli di una gestione aziendale da cinque stelle.
“E’ bene però chiarire che la scelta dei titoli non è così semplice: quando si analizzano le società che pagano dividendi, bisogna analizzare dettagliatamente la redditività di lungo periodo”, ha dichiarato De Luca, “in linea di massima, l’investitore dovrebbe essere alla ricerca di società le cui aspettative di crescita dei dividendi a un anno siano positive e comprese tra il 5% e il 10%, senza però tirare troppo la corda: società la cui crescita dei dividendi futura sembra essere “troppo esagerata” (per esempio se superiore al 15%) sono più incline a deludere le aspettative degli analisti, con relative ripercussioni sui prezzi”.
La redditività attesa, poi, non è tutto: anche l’indebitamento della società va preso in considerazione nella scelta, poiché “in caso di forte indebitamento per la società analizzata, i dirigenti si concentreranno sul ripagarlo piuttosto che impegnare quel capitale per remunerare gli azionisti con dividendi alti”, ha precisato De Luca. “Dall’altro lato, il management potrebbe essere disposto a continuare a pagare dividendi, nonostante la presenza di un debito da sanare, magari per occultare una cattiva gestione della società”, ma poi i nodi verrebbero comunque al pettine.
Che differenza c’è fra un dividendo e una cedola? Sai se in questo momento i titoli ad alto dividendo hanno valutazioni un po’ care o possono offrire un buon punto di ingresso?
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Cassettisti, occhio a tasse e tassi di cambio
Altri elementi da considerare sono i cambi, quando si investe in società quotate fuori dall’area euro, così come la tassazione dei dividendi. La cattiva notizia è che i dividendi delle aziende estere, anche interne all’Ue, sono tassati due volte: la prima nel Paese d’origine, la seconda in Italia (al 26%). E’ una penalizzazione che spesso fa propendere i cassettisti per le azioni italiane. “Preferiamo rimanere pertanto in area euro per non avere effetto cambio, e dividendi tra 4 e 6% perché laddove dovessero avere un taglio dei dividendi, rimane comunque un rendimento interessante, al di sopra quello del Btp (il termine di paragone del cassettista)”, ha affermato De Luca.
Abbiamo chiesto a Gamma Capital Partners di selezionare una lista di società che paghino dividendi interessanti, la potete leggere nella tabella in coda all’articolo. “Abbiamo analizzato la capacità dell’azienda di estinguere il proprio debito con l’Ebitda (misura che evidenzia gli utili prima degli interessi, tasse, deprezzamento e ammortamento), il payout ratio, le aspettative di crescita dei dividendi futuri a 12 e 36 mesi e il dividend health (indicatore Bloomberg che analizza i fondamentali e i rating delle agenzie per capire se l’azienda può sostenere l’attuale tendenza dei pagamenti dei dividendi)”.