iGenius è un’Ai company che crea prodotti basati sull’intelligenza artificiale per semplificare la relazione tra persone e dati
Sharka: “Crystal ha la capacità di collegare le basi di dati su clienti, prodotti e asset per trasformarli in un cervello virtuale privato che incrementa le performance”
“Attenzione a questo portafoglio, ci sono delle anomalie da monitorare. Ora ti spiego perché”. Potrebbe essere una delle conversazioni che un consulente finanziario intraprende con Crystal, la piattaforma sviluppata da iGenius e ribattezzata il Gpt dei numeri. O anche un “cervello virtuale”, nelle parole del ceo Uljan Sharka raggiunto da We Wealth, in grado di collegare e indicizzare dati su clienti, prodotti e asset. A utilizzarla oggi sono alcuni colossi del mondo assicurativo come Allianz o Aon, tra gli altri, ma presto potranno accedervi anche i liberi professionisti.
Tutto nasce in California, a San Jose, dove Sharka (arrivato in Italia nel 2008 dall’Albania) aveva iniziato a lavorare in una divisione della Apple che si occupava di consulenza alle imprese. “Fu un’esperienza di lavoro che ha cambiato la prospettiva dei miei studi”, racconta Sharka. “Iniziai a notare che le aziende soffrivano di un digital divide interno: da un lato utenti tecnici che usufruivano delle tecnologie in modo immediato e dall’altro specialisti di settore – come financial advisor, se pensiamo al wealth management – che conoscevano benissimo i mercati ma che faticavano a ottenere il massimo da questi strumenti. Da lì l’idea di puntare sulla consumerization della tecnologia enterprise per umanizzare la tecnologia, aiutando questi utenti a competere alla pari e a capitalizzare sulle proprie conoscenze specialistiche”.
Un anno dopo l’arrivo di OpenAI, che lavorava su testi e immagini per costruire ChatGpt indicizzando il web nel suo motore, iGenius ha iniziato infatti a lavorare sui dati privati. Costruendo Crystal, tecnologia proprietaria sviluppata tra Italia e Svizzera e definita dal suo ceo “il Gpt dei numeri”. Ma come funziona, in pratica? “La piattaforma ha la capacità di collegare le basi di dati, che possono riguardare informazioni su clienti, prodotti e asset. Informazioni che oggi già esistono, ma che risiedono in database chiusi e alimentati con dati sempre più grandi. Crystal li collega e li trasforma in un cervello virtuale privato, quindi una tecnologia che non va a spostare quei dati, non li modifica, non genera dei rischi, ma li legge in tempo reale per generare intelligenza decisionale”, racconta Sharka. E li rende disponibili tramite un’interfaccia consumer.
LE OPPORTUNITÀ PER TE.
Cosa deve offrire una piattaforma di advisory per essere al top?
Quali reti offrono oggi le migliori piattaforme ai propri consulenti?
Gli esperti selezionati da We Wealth possono aiutarti a trovare le risposte che cerchi.
RICHIEDI LA TUA CONSULENZA GRATUITA
“Significa, per un financial advisor (ma anche per un responsabile della rete di consulenza finanziaria o un amministratore delegato), poter tirare fuori dati di fronte a un caffè al mattino e analizzare come si sviluppa il portafoglio complessivo di tutti i suoi clienti. Oppure, chiedere all’intelligenza artificiale di Crystal di monitorare gli aspetti di un determinato portafoglio e utilizzare quei dati al massimo, perché nel momento in cui appaiono rischi e opportunità, Crystal invia dei segnali in tempo reale”, spiega il ceo. In questo modo, il dato passa dall’essere un’informazione che si va a ricercare al diventare un collega virtuale. “Ti scrive, come se qualcuno ti stesse contattando su WhatsApp, dicendoti: attenzione che questo portafoglio sta avendo delle anomalie. E mostrandoti quelle anomalie. Inoltre, abbiamo appena sviluppato delle funzionalità che spiegano il perché, con correlazioni avanzate che solo un tecnico oggi sarebbe in grado di mettere a terra”.
Il data scientist, in questo contesto, non sparisce. Anzi. La piattaforma gli consente di incrementare il suo valore in azienda, afferma Sharka, eliminando le attività ripetitive. “Oggi siamo focalizzati sui financial services, dove siamo avanti con le assicurazioni e abbiamo appena iniziato con le banche. Ma stiamo lavorando anche col mondo industriale, dall’energy al manifatturiero. Enel, per esempio, utilizza la nostra soluzione su larga scala in molti paesi, abilitando gli ingegneri a parlare, letteralmente, con i dati. Stiamo lavorando inoltre a un round di serie B per la seconda metà di quest’anno, puntando a un aumento di capitale sopra i 60 milioni di euro”. Capitali, continua il ceo, che verranno sfruttati anche per avvicinarsi sempre più al mondo delle piccole e medie imprese; e per rendere disponibile questa tecnologia anche per un libero professionista. In cantiere poi una quotazione in dual listing, sia a Milano che a New York (sul Nasdaq). “Abbiamo un target al 2027, ma prima dovremo raggiungere una serie di risultati in termini di clienti e fatturato”, anticipa Sharka. Poi conclude: “Intendiamo creare un market leader sul lungo termine. La consumerization della tecnologia enterprise è stata stimata da molti venture capitalist americani oltre il trilione di dollari. Di fatto, oggi gli adulti spendono più della metà del loro tempo da svegli al lavoro, per cui c’è un’inefficienza del sistema che distrugge la qualità lavorativa. Queste tecnologie hanno il potenziale per migliorare questa situazione. Crediamo ci sarà tanto spazio non solo per noi, ma anche per altri: sarà un mercato talmente tanto grande che ci sarà più domanda che offerta”.