Le società che intendono accedere al mercato dei capitali sono tenute a versare a Borsa Italiana una fee che dipende dalla capitalizzazione della società e che oscilla dai 35mila euro per Euronext Milan ai 15mila euro per Euronext Growth Milan
Strocchi: “Per accedere all’Euronext Growth Milan l’emittente deve collocare almeno il 10% del suo capitale. Per l’Mta deve invece avere un flottante non inferiore al 25% del totale del suo capitale e per il segmento Star non inferiore al 35%”
La Borsa rappresenta quello che Simone Strocchi, fondatore e presidente di Electa Ventures intervistato da We Wealth, definisce il “migliore alleato” degli imprenditori che desiderano sostenere “ambiziosi programmi di crescita”. Attraendo risorse qualificate. Ma non tutte le società possono affacciarsi al mercato dei capitali. Ecco una sintesi dei principali costi da sostenere per prepararsi allo sbarco. E delle fasi in cui si articola il processo di quotazione.
I costi (fissi e variabili) di quotazione
Come si legge sul sito di Borsa Italiana, i costi di quotazione si suddividono in due principali filoni. I costi fissi, sostenuti nel processo di Ipo (Initial public offering), sono legati alla retribuzione di consulenti, società di revisione, studi legali, advisor, società di comunicazione che accompagnano l’azienda nel processo di quotazione. I costi variabili, invece, riguardano il collocamento di azioni presso gli investitori e sono definiti in percentuale dell’ammontare raccolto. “La società che intende quotarsi fornisce un mandato a una banca d’affari, a un global coordinator, per svolgere tutte le attività prodromiche all’ammissione al listino borsistico insieme a una squadra di avvocati e consulenti che la aiutino a redigere il documento di ammissione e a porre in essere tutte quelle attività necessarie a calibrare l’interesse di potenziali investitori”, spiega Strocchi. “I costi di un processo di questo tipo ammontano al 7-8% del capitale raccolto (se parliamo di 50 milioni di euro, per esempio, si aggirano intorno ai 3,5-4 milioni). Con delle anomalie gaussiane. Per le microsocietà che raccolgono tra i 3 e i 4 milioni di euro, tale percentuale potrebbe superare anche l’8%, mentre per quelle di maggiori dimensioni (che raccolgono oltre 50-100 milioni di euro) potrebbe scivolare fino al 5%”.
Inoltre, le aziende sono tenute a versare a Piazza Affari una fee che dipende dalla capitalizzazione della società e che oscilla dai 35mila euro per Euronext Milan (che si rivolge alle imprese di media e grande capitalizzazione) ai 15mila euro per Euronext Growth Milan (dedicato alle piccole e medie imprese). Da ricordare che, proprio per le pmi, la legge di Bilancio 2022 ha confermato il credito d’imposta del 50% fino a un importo massimo di 200mila euro volto a coprire i costi di consulenza sostenuti entro il 31 dicembre 2022 e finalizzati appunto alla quotazione in Borsa.
Quotarsi in Borsa: i requisiti da rispettare
“Le società che intendono quotarsi in Borsa, in Italia, possono accedere a tre listini: l’Euronext Growth Milan (ex Aim), l’Mta e lo Star”, ricorda Strocchi. “Un primo requisito da considerare è che per accedere all’Euronext Growth Milan l’emittente deve collocare almeno il 10% del suo capitale. Per l’Mta deve invece avere un flottante non inferiore al 25% del totale del suo capitale e per il segmento Star non inferiore al 35%”. Se nel caso dell’Euronext Growth Milan non ci sono limiti di capitalizzazione, continua l’esperto, per l’Mta si parla di almeno 40 milioni di market cap. “L’impresa, inoltre, deve essere trasparente e pronta a consegnare un’informativa costante al mercato. Sull’Euronext Growth Milan tali risultati devono essere comunicati almeno semestralmente, redigendo un documento contabile. Per il mercato principale (l’Mta, ndr) l’attività informativa diventa più frequente, almeno ogni tre mesi”.
In più, precisa Strocchi, è consigliabile che le società dispongano di un sistema di reporting dei dati aggregati sostenuto da IT. “Tutte le società che si affacciano in Borsa dovrebbero implementare al proprio interno sistemi informatici e di gestione evoluti, in grado di far emergere determinati dati in tempo reale e minimizzando l’intervento dell’uomo”. È raccomandabile, continua, che diffondano comunicati stampa per informare circa l’eventuale acquisizione di nuovi clienti, l’apertura a nuovi mercati o la presenza di condizioni che possano comprometterne i risultati. E, infine, che il mercato possa visionare a sua volta documenti redatti da terzi che esaminino l’andamento della società.
Il processo di quotazione in Borsa
“Per accedere al mercato bisogna avere la capacità di presentare uno o due esercizi antecedenti alla richiesta di ammissione alla quotazione. Poi l’emittente dovrà redigere il cosiddetto documento di ammissione, che inizia con l’enumerazione di una serie di rischi e prosegue con la descrizione dell’azienda e del posizionamento della stessa sui mercati di riferimento di prodotti e servizi”, racconta Strocchi. Il processo di quotazione, come descritto sul sito di Borsa Italiana, si articola in diverse fasi a seconda del mercato di riferimento. Nel caso dell’Euronext Growth Milan, si parla di una fase di preparazione alla quotazione di 1-6 mesi che consiste nella definizione della strategia e del posizionamento competitivo, la predisposizione dei dati finanziari e del piano industriale e l’identificazione del perimetro di quotazione, della struttura organizzativa e del governo societario, fino alla strutturazione dell’offerta; segue una fase di due diligence, raccolta di ordini e definizione del prezzo di 2-3 mesi; fino ad arrivare alla presentazione della domanda di ammissione. Nel caso dell’Euronext Milan, invece, la fase di preparazione alla quotazione dura 2-5 mesi, seguita da una fase di due diligence e premarketing di 2-3 mesi, una fase di istruttoria e ammissione alla quotazione di 2 mesi e una fase di collocamento (con l’incontro tra società e investitori, la raccolta di ordini, la definizione del prezzo e l’allocazione delle azioni) di 15-20 giorni.
Perché quotarsi in Borsa: i vantaggi
La quotazione, conclude Strocchi, consente alle piccole e medie imprese italiane (e non solo) di accedere ai capitali evitando “la clausola di trascinamento alla vendita”. In altre parole, ogni singolo azionista avrà la facoltà di determinare il momento di liquidazione dell’investimento sul mercato senza che questo implichi una scelta collettiva di tutti gli azionisti. “Questo è importantissimo per gli imprenditori che desiderano esprimersi sui mercati per sostenere ambiziosi programmi di crescita. Per loro, la Borsa è il miglior alleato, perché non si arroga di condurre la società alla vendita a un terzo. Se vogliamo sostenere la crescita del nostro Paese, dobbiamo motivare queste imprese ad accedere ai listini borsistici. Che è il primo passo per creare campioni di settore (perché l’azienda quotata diventa maggiormente attrattiva per manager di grandi capacità) e per creare momenti di coesione di settore”. Electa, conclude, ha importato e fatto evolvere “un modo innovativo di accedere ai capitali, invertendo il processo: con una formazione di investitori già aggregata e capitali già raccolti, cerchiamo società interessate ad accedere al listino. A seguito di una negoziazione privata, se la società accetta, la quotazione avviene con un’ammissione a negoziazione sulla base di un parterre di investitori che interviene nel capitale della società candidata. Un metodo che riteniamo sia particolarmente idoneo ad accompagnare soprattutto le pmi nel listino borsistico”.