Se più soggetti sono obbligati alla stessa dichiarazione questa non si considera omessa se presentata da uno solo
Presupposto dell’obbligo di presentare la dichiarazione non è la qualità di erede accettante l’eredità, bensì quella di chiamato all’eredità
Con la risposta a interpello n. 296 del 2022, l’Agenzia delle entrate pone l’attenzione, rispondendo al contribuente istante, sul tema della dichiarazione di successione, evidenziando gli aspetti principali relativi a questo adempimento.
Dichiarazione di successione: cos’è?
La dichiarazione di successione è un adempimento di estrema importanza per i soggetti che ricevono in eredità beni immobili o diritti reali, in quanto funzionale al pagamento dell’imposta sulle successioni e obbligatorio per poter disporre degli attivi ricevuti mortis causa.
Più nel dettaglio, è un adempimento obbligatorio di natura fiscale che consiste nel comunicare all’Agenzia delle entrate il subentro degli eredi nei diritti e nella titolarità dei beni del de cuius, al fine di determinare le imposte dovute.
Presupposto dell’obbligo di presentare la dichiarazione, quindi, non è la qualità di erede accettante, bensì quella di chiamato all’eredità, almeno fino al momento della rinuncia.
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Quali sono gli obblighi degli eredi?
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Chi deve presentare la dichiarazione di successione
Sono obbligati a presentare la dichiarazione di successione:
- i chiamati all’eredità e i legatari, anche nel caso di apertura della successione per dichiarazione di morte presunta
- i loro rappresentanti legali
- gli immessi nel possesso temporaneo dei beni dell’assente
- gli amministratori dell’eredità
- i curatori delle eredità giacenti; gli esecutori testamentari.
Chi è esonerato dall’obbligo?
I chiamati all’eredità e i legatari sono esonerati dall’obbligo della dichiarazione se, anteriormente alla scadenza del termine previsto per presentarla:
- hanno rinunciato all’eredità o al legato
- non essendo nel possesso di beni ereditari, hanno chiesto la nomina di un curatore dell’eredità e ne hanno informato per raccomandata l’ufficio del registro.
Fino a quando incombe l’obbligo di presentare la dichiarazione?
Presupposto dell’obbligo di presentare la dichiarazione non è la qualità di erede accettante l’eredità, bensì quella di chiamato all’eredità.
Inoltre, spiega l’Agenzia, ai sensi del comma 4, dell’articolo 7 del TUS fino a quando l’eredità non è stata accettata, o non è stata accettata da tutti i chiamati, l’imposta è determinata considerando come eredi i chiamati che non vi hanno rinunziato.
Come chiarito in una pronuncia della Corte di Cassazione (n. 12 aprile 2022, n. 11832) il presupposto dell’imposizione tributaria va individuato nella chiamata all’eredità e non già nell’accettazione; tale individuazione resta tuttavia condizionata al fatto che il chiamato acquisti poi effettivamente la qualità di erede, per cui l’imposta va determinata considerando come eredi i chiamati che non provino di aver rinunciato all’eredità o di non avere titolo di erede legittimo o testamentario. Sebbene ai fini della legittimazione passiva di tale imposta sia sufficiente essere chiamati all’eredità, l’efficacia retroattiva della rinuncia, legittimamente esercitata, determina il venir meno con effetto retroattivo anche della legittimazione passiva. Per effetto della rinuncia sono destinati a venir meno sia la responsabilità solidale dei chiamati all’eredità, sia l’obbligo della dichiarazione di successione, incombente sui chiamati ma solo fino al momento della loro rinuncia.
È sufficiente che la dichiarazione la presenti solo uno dei chiamati
Appurato che i soggetti obbligati ad assolvere all’obbligo di presentazione della dichiarazione di successione sono i chiamati all’eredità, spiega l’Agenzia, ai sensi dell’articolo 28 del TUS, se più soggetti sono obbligati alla stessa dichiarazione questa non si considera omessa se presentata da uno solo.
Entro quando deve essere presentata la dichiarazione?
La dichiarazione deve essere presentata entro dodici mesi dalla data di apertura della successione.