La recente conversione in legge del Dl 25/2023 in materia di emissioni e circolazione di determinati strumenti finanziari in forma digitale e di semplificazione della sperimentazione tecno-finanza (fintech) rappresenta un’assoluta novità che porta l’Italia a un allineamento a molti altri Paesi che già hanno adottato questa tendenza, aprendo finalmente il mercato al security token.
Le novità della legge n. 52/2023
La legge n. 52/2023 ha previsto una disciplina comune delle forme di circolazione degli strumenti finanziari digitali tramite strumenti tecnologicamente avanzati. Le misure di semplificazione introdotte dalla normativa consentono agli operatori del settore di collaudare soluzioni innovative dal punto di vista digitale, in costante contatto con le autorità di vigilanza, garantendo alla nuova tecnologia della blockchain un ruolo centrale.
Il provvedimento introduce anche una previsione finalizzata alla semplificazione della sperimentazione fintech attraverso la quale si possa puntare al perseguimento di una costante innovazione dei servizi e dei prodotti nei settori finanziario, creditizio, assicurativo e dei mercati regolamentati.
Ambito di applicazione e obiettivo della normativa
La Legge contiene le norme necessarie ad attuare il regolamento (Ue) 2022/858, le quali garantiranno, nei prossimi anni, una totale apertura in tal senso.
L’ambito di applicazione si estende a specifiche categorie di strumenti finanziari quali: obbligazioni, titoli di debito, ricevute di deposito (relative ad obbligazioni e altri titoli di debito di emittenti non domiciliate emesse da emittenti italiani), strumenti del mercato monetario, azioni o quote di organismi di investimento collettivo del risparmio e ulteriori strumenti.
Tramite la normativa europea si prevede, come è stato definito, un “regime pilota” per le infrastrutture di mercato basate sulla tecnologia a registro distribuito.
In merito alla sperimentazione, quest’ultima è finalizzata all’introduzione di misure di semplificazione per consentire il pieno utilizzo della “Regulatory Sandbox” – come da Dl 34/2019 – oppure dell’utilizzo nel contesto di ambiente controllato in cui intermediari vigilati e operatori del settore fintech possono testare, per un periodo di tempo limitato, prodotti e servizi tecnologicamente innovativi nei settori indicati.
L’obiettivo ultimo, come si diceva, risiede nella possibilità concessa agli operatori di mercato di poter sperimentare e testare l’utilizzo di nuove tecnologie in un ambiente regolamentato a registro distribuito, data la sicurezza dell’affidabilità delle trasmissioni finanziarie che sempre mantengono uno sguardo di tutela nei confronti dei risparmiatori.
I numeri del settore fintech
I dati sono assolutamente incoraggianti: nel solo 2018 il settore fintech ha fatto registrare un più 120% di crescita nel mondo con un giro d’affari che si aggira attorno ai 40 miliardi di dollari e che ad oggi comprende più di 1.500 startup in tutto il mondo operanti nel settore e un bacino di utenza che copre la quasi totalità della popolazione globale.
In Italia, attraverso l’adozione del Pnrr (Piano nazionale di resistenza e resilienza), il fenomeno della digitalizzazione ha visto notevoli sviluppi: nel “Piano transizione 4.0” è stato previsto lo stanziamento di 13,38 miliardi di euro per aumentare la competitività del sistema produttivo italiano, promuovendo la digitalizzazione e l’innovazione tecnologica tramite l’erogazione di diversi finanziamenti sia livello nazionale sia a livello europeo.
Naturalmente la pandemia da covid-19 e la spinta del recovery fund hanno accelerato lo sviluppo del settore, mettendo il legislatore davanti a fatto compiuto e dovendo quindi prevedere massicci investimenti nel campo digitale raggiungendo negli ultimi mesi, anche con l’adozione del Pnrr, l’apice della rivoluzione fintech.
(Articolo scritto in collaborazione con Beatrice Diletta Cortesi, Lca Studio Legale)
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