Ora, tuttavia, sono perlopiu? scomparsi, come la maggior parte degli uccelli marini che li hanno forniti poiche? l’estrazione di fosfati ha compromesso il loro habitat. Tale sfruttamento ha pesato anche sulla popolazione locale, tanto che il governo australiano aveva in programma di trasferire la maggior parte degli abitanti dell’isola in un’altra isola al largo della costa del Queensland. Oggi Nauru e? fortemente indebitata e fa affidamento sugli aiuti provenienti dall’Australia.
L’esempio ammonitore di Nauru illustra l’insostenibilita? dell’economia lineare e del suo modello di consumo. La creazione di ricchezza di un’economia lineare dipende dalla raccolta e dalla vendita di quante piu? risorse naturali possibili, dalla loro trasformazione in quanti piu? prodotti possibili, che vengono poi gettati via per fare spazio a nuovi prodotti. Gradualmente, sia le imprese che i governi cominciano a rendersi conto che, non adottando un modello diverso di acquisizione e utilizzo delle risorse, le generazioni future finiranno come quelle che vivono su Nauru.
L’alternativa e? rappresentata dal modello dell’economia circolare. Il termine si riferisce al concetto di cerchio della vita e dell’energia, che presuppone che nulla venga dal nulla e nulla sia mai sprecato. Se la razza umana desidera prolungare la sua esistenza su questo pianeta, dovrebbe almeno aspirare a cambiare il suo modello di esistenza a immagine della natura.
La situazione attuale
Il consumo di energia per il fabbisogno domestico e industriale e? responsabile del 73% delle emissioni di gas serra causate dall’uomo, secondo il World Resources Institute, a causa della combustione di combustibili fossili. I processi agricoli e industriali generano la maggior parte del resto.
A causa di queste emissioni di gas serra, entro la fine del secolo, la temperatura del pianeta salira? di circa 3 °C rispetto ai livelli preindustriali, anche se i Paesi rispetteranno gli impegni attuali e se l’industria energetica continuera? la sua transizione verso le energie rinnovabili. Tale livello e? decisamente piu? alto della soglia di 1,5 °C considerata da molti scienziati come il limite oltre il quale il cambiamento climatico iniziera? a diventare molto piu? catastrofico.
Una soluzione: l’economia circolare
Nel 1979 Ad Lansink, biochimico e deputato olandese, sostenne che il modo migliore di procedere consisteva nel costruire una gerarchia di opzioni nella produzione di beni e servizi, tesi diventata nota come la Lansink Ladder (si veda il grafico sottostante).
La maggior parte dei consumatori non conosce questa espressione, ma in molti Paesi sono sempre piu? propensi a ridurre, riutilizzare e riciclare, nonche? ad acquistare dalle aziende che utilizzano materiali riciclati nella loro produzione. Man mano che il cambiamento di produzione/consumo cresce e si approfondisce, gli investitori a lungo termine hanno un ruolo importante da svolgere investendo in societa? che contribuiscono a mettere in pratica la Lansink Ladder.
Le sfide da superare sono molte, non da ultimo per le aziende che si concentrano sulla produzione di prodotti forse piu? costosi ma piu? durevoli, fatti per durare, e per i consumatori che decidono di non acquistare piu? prodotti usa e getta a basso costo. Dal punto di vista degli investimenti, siamo convinti che la circolarizzazione dell’economia globale sara? un tema di mercato a lungo termine, significativo e positivo.
Azione dei governi
Se i governi e i consumatori stabiliscono regole etiche o sociali e perseguono standard ambientali e sanitari piu? elevati, e? molto piu? facile per le aziende fare la loro parte nel rendere piu? circolare l’economia globale. Un’importante strategia di diserzione e? l’energia rinnovabile. I governi di tutto il mondo hanno gia? assunto grandi impegni per una piu? ampia adozione delle energie rinnovabili attraverso l’Accordo di Parigi.
Il costo dell’energia eolica e solare e? gia? notevolmente sceso, e in alcuni Paesi l’energia rinnovabile e? l’opzione piu? economica in alcune aree. Nel corso del prossimo decennio circa, l’idrogeno diventera? la prossima grande novita? nella generazione di energia verde e sta gia? attirando sussidi governativi e sostanziali afflussi da parte degli investitori istituzionali. Le Nazioni Unite hanno inoltre adottato 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile per il 2030, che includono “energia accessibile e pulita” e “modelli sostenibili di produzione e consumo”.
Nel 2020, l’UE ha pubblicato il suo nuovo Piano d’azione per l’economia circolare con l’accento sulla prevenzione del sovra imballaggio, mentre nel 2018 la Cina, che in precedenza era il centro del commercio globale del riciclo, ha imposto severe restrizioni sul tipo di plastica che puo? essere importata. La decisione della Cina ha gia? avuto un effetto domino, con l’India, la Tailandia, il Vietnam e Taiwan che hanno imposto o intendono imporre divieti parziali o totali all’importazione di rottami di plastica.
I Paesi a medio reddito come la Cina, che non sono piu? disposti ad accettare i rifiuti dei Paesi ricchi, aumenteranno la pressione sulle economie sviluppate affinche? ne riducano la quantita?. La Direttiva UE sulle materie plastiche monouso vietera? entro il 2021 i prodotti per i quali esistono alternative sul mercato, come le posate di plastica monouso, innescando un effetto a catena che si ripercuotera? lungo l’intera catena del valore della produzione e dei consumi.
Facilitare un cambiamento culturale nei consumi
L’aumento di interesse per le questioni economiche circolari relative al cambiamento climatico, all’efficienza nell’uso dell’energia e delle risorse e alla gestione dei rifiuti ha dato vita a interi settori che hanno dato nuovo impulso alle aziende esistenti e ne hanno fatte nascere di nuove.
La proliferazione di beni e materiali usa e getta a basso costo e? un sottoprodotto negativo fondamentale dell’economia lineare. Per contrastarlo, il passaggio a un’economia circolare dovra? comportare un notevole cambiamento nella cultura del consumo di oggi e nei valori su cui essa si basa.
Il passaggio da beni usa e getta a prodotti di qualita? e di lunga durata e? inevitabile, nonche? perfettamente possibile, dato che gli articoli che durano piu? a lungo, e che sono considerati degni di essere conservati piu? a lungo, cominciano ad avere un buon rapporto qualita?-prezzo, pur mantenendo un prezzo superiore a quello dei concorrenti. Un buon esempio di rafforzamento di questa filosofia e? l’annuncio pubblicitario per un orologio Patek Philippe, in cui si afferma che l’acquirente “si limita a custodirlo per la prossima generazione”.
Alcune aziende stanno anche sperimentando prodotti in grado di ripararsi da soli, come la pelle autocicatrizzante e i materiali da costruzione. Gli scienziati hanno sperimentato l’incorporazione di solfoalluminato di calcio nei materiali a base di cemento, per chiudere le crepe che potrebbero apparire in seguito*. La ditta statunitense SAS Nanotechnologies ha inventato delle microcapsule autocicatrizzanti da inserire nelle vernici che agiscono come pigmento anticorrosivo.
Un altro approccio volto a prolungare la vita sia dei prodotti che delle materie prime e? la modularita?, ossia creare prodotti con un numero limitato di componenti standardizzati e facilmente separabili che possono essere sostituiti o ricombinati per realizzare nuovi prodotti. L’azienda olandese Fairphone ha creato uno smartphone progettato per durare molto piu? a lungo del dispositivo tipico, perche? gli utenti possono facilmente sostituire lo schermo, la batteria e altre parti che si rompono, si consumano o diventano obsolete.
Economia circolare per migliorare il riciclo
Saranno molte le opportunita? commerciali volte a fornire soluzioni migliori al riciclo, poiche? gli standard sono destinati a diventare sempre piu? severi. Il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente stima che solo l’1% degli elementi delle terre rare, che comprendono il neodimio, il disprosio e il praseodimio utilizzati nei magneti dei veicoli elettrici, viene riciclato, tuttavia il 18% dei metalli ha tassi di riciclaggio superiori al 50%.
Il vantaggio economico, oltre a quello ambientale, e? evidente: produrre alluminio vergine e? immensamente dispendioso in termini di energia, ma il riciclo dell’alluminio consuma il 95% di energia in meno rispetto alla produzione da materia prima. Questo ha fornito un forte incentivo a riciclare l’alluminio; da qui la diffusione dei distributori automatici inversi, che permettono ai consumatori di recuperare i loro depositi sulle lattine per bevande.
In Germania il tasso di riciclo ha raggiunto il 99%, a dimostrazione di quanto sia possibile. I produttori lavoreranno sempre di piu? per produrre materiali piu? facilmente riciclabili, tra cui i tessuti per l’abbigliamento.
L’impegno per un ciclo di vita sostenibile
Il percorso verso un’economia circolare non sara? facile, la strada da percorrere non e? liscia e asfaltata, si tratta piu? di una scarpinata su un terreno accidentato. Richiedera? nuovi modelli di business, un cambiamento nei comportamenti dei consumatori e nei modelli di consumo, nonche? ingegnosita? e inventiva nel settore del cleantech. Alcuni di questi modelli, come la condivisione di idee economiche, sono agli albori in molti settori.
Si dovra? inoltre fare a meno di alcune cose a cui le nazioni sviluppate si sono abituate nel corso di una generazione o due, e di cui le classi medie dei mercati emergenti stanno iniziando a godere solo ora.
Secondo le attuali ipotesi, al momento l’economia mondiale e? circolare solo all’8%, ma riteniamo che il cambiamento giungera? prima di quanto molti pensino, stimolato da un senso di urgenza e reso possibile dall’innovazione. Gli investitori avranno un ruolo importante da svolgere nell’aiutare a superare la linearita? destinando risorse alle societa? che lavorano per costruire un’economia circolare. Se non vogliamo che il mondo intero finisca come Nauru, dobbiamo pensare in modo circolare.
Wim Van Hyfte, PhD, Global Head of ESG Investments and Research e Quentin Stevenart, ESG Analyst – Candriam
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