Arriva sul mercato il primo chip sottopelle per effettuare pagamenti

Laura Magna
Laura Magna
19.8.2022
Tempo di lettura: 5'
Lo ha lanciato Walletmor, fintech londinese fondata dallo startupper polacco Wojtek Paprota, che annuncia a We Wealth di averne impiantati circa 800 dalla primavera del 2021. E di essere molto interessato a stringere partnership con le banche italiane, con cui ha avviato i colloqui. Il dispositivo consente di fare transazioni avvicinando il polso a un Pos: si basa sulla tecnologia Nfc ed è sicuro e certificato. Quali sono le implicazioni etiche? È davvero una tecnologia necessaria?

Un microchip impiantato nella mano, con cui si può pagare la spesa (o qualsiasi altra cosa), accostando il polso al pos. L’evoluzione della tecnologia ci porta verso scenari che fino a qualche anno fa sembravano destinati a restare nella testa o nei libri degli scrittori fantasy. Non è la prima volta che accade: uno spot di At&T del 1993 mostrava tablet e videocall che sarebbero arrivati sul mercato solo a partire da quindici anni dopo – e non per iniziativa della compagnia telefonica incumbent - e un film cult come Matrix ha disegnato il metaverso prima che qualsiasi feature digitale lo rendesse anche solo ipotizzabile. Oggi è una fintech polacca, con sede a Londra, il cui nome è Walletmor (crasi di The Wallet Of Tomorrow) a inventare il portafogli del futuro.

Identikit del portafogli del futuro

E com’è il portafogli del futuro? Ha le dimensioni di una spilla da balia ed è spesso circa mezzo millimetro: è costituito da un circuito integrato e da una guaina metallica che funge da antenna, racchiuso in un involucro ermetico fatto di un biopolimero creato nei laboratori di VivoKey Technologies, azienda di Seattle che è il più grande produttore mondiale di questo tipo di tecnologia e che è un abilitatore dell'intero ecosistema dell'identità digitale. Il biopolimero che viene usato nel dispositivo è la stessa plastica medica impiegata nella produzione di protesi auricolari o pacemaker; per farselo impiantare sottopelle servono una ventina di minuti e un medico specializzato: la procedura è semplice e del tutto indolore, assicurano dalla società.

“L'impianto è disponibile per tutti i cittadini italiani maggiorenni (come il resto dei cittadini comunitari) – dice a We Wealth Wojtek Paprota, l’imprenditore polacco che sta dietro a questa azienda e che ha un background in gestione patrimoniale e finanza internazionale - Ogni italiano che può avere una carta di credito, può avere anche un impianto intelligente Walletmor. Il mercato italiano è molto interessante e abbiamo avviato i primi colloqui con alcune società finanziarie italiane: siamo aperti a nuove partnership con le banche del paese”.

Da un libro fantasy al chip sottopelle 

Ma come nasce l’idea e a cosa serve veramente un chip di pagamento sottopelle? Ce lo ha raccontato lo stesso Paprota che è stato ispirato da un romanzo di fantascienza polacco nel quale a un certo punto si è imbattuto nell’immagine di una persona che apre una porta utilizzando uno smart chip incorporato nella sua mano. “Mi sono rivolto alla migliore esperta americana di implantologia intelligente, Amal Graafstra che prestava i suoi servizi nei laboratori di VivoKey Technologies a Seattle”, racconta Paprota. Dopo un primo test positivo è stata fondata la società, due anni fa.

Walletmor dichiara di aver venduto già 800 impianti, in poco più di un anno, al costo di 199 euro e avere una rete di medici convenzionati in grado di eseguire in maniera professionale e sicura la procedura. Gli impianti vengono spediti in contenitori sterili riempiti con una soluzione antisettica usata nelle procedure chirurgiche. Si tratta senza dubbio di una notizia perché è la prima volta che sul mercato viene lanciato un dispositivo medico con queste funzionalità: “Finora nessuno aveva mai prodotto un impianto di pagamento sicuro e accettato in tutto il mondo — afferma Paprota - Il nostro impianto è stato controllato più volte e certificato secondo gli standard di biocompatibilità ISO 10993. Ultimo ma non meno importante: è valido per 8 anni. È molto più duraturo di ogni carta di credito che probabilmente ognuno di noi ha anche perso almeno una volta”.

I vantaggi (e qualche dubbio etico)

Ma serve davvero avere un microchip impiantato sottopelle anziché nello smartphone o, per esempio, in un anello? “Il principale vantaggio di avere un impianto è molto semplice – risponde Paprota - Non può essere rubato o portato via, anche se il suo proprietario sta dormendo è intento a festeggiare. Non può essere neanche perso. Un anello con la stessa funzionalità lo si toglie per fare la doccia al mare e si può dimenticare in quel luogo pubblico, in balia di tutti. Si può rompere, giocando a beach volley cadere a pezzi dopo aver colpito il pallone”.

Il vantaggio è chiaro ma è necessario sollevare qualche dubbio etico. Walletmor è prodiga di spiegazioni – a partire da tutta una serie di Faq sul sito - che affrontano la questione sanitaria, precisando che gli impianti usano la tecnologia Nfc, quindi non hanno una fonte propria di energia, né emettono onde radio o radiazioni. Il lettore Nfc (come il Pos) crea un piccolo campo magnetico da cui l’impianto Nfc trae l’energia e con cui comunica quando è abbastanza vicino. Il suo ruolo è quello di immagazzinare una piccola quantità di dati per il tempo utile a confermare la transazione: nessuno può essere rintracciato o identificato attraverso il chip sottopelle.

Ma vale in ogni caso la pena sottoporsi a un piccolo intervento chirurgico per questo? Ne vale la pena, anche volendo considerare questo chip come il fulcro di un sistema di sicurezza di prossimità, che permette di sbloccare il telefono, il computer, l’auto e altri dispositivi personali? “Diverse serie ricerche scientifiche hanno dimostrato che l'impianto è biologicamente sicuro – precisa Paprota - Davvero, non c'è alcun problema etico con l'impianto. Come non c’è stato quando agli anziani sono state offerte le protesi auricolari. Il microprocessore è ricoperto dallo stesso biopolimero di quei dispositivi e di altri impianti installati nel corpo umano: sostanze approvate dalla Fda americana. Le persone in tutta Europa a volte hanno anche impianti cardiaci, ginocchia o denti artificiali. È esattamente lo stesso approccio”. 

Giornalista professionista dal 2002, una laurea in Scienze della Comunicazione con una tesi sull'intelligenza artificiale e un master della Luiss in Giornalismo e Comunicazione di Impresa. Scrivo di macroeconomia, mercato italiano e globale, investimenti e risparmio gestito, storie di aziende. Ho lavorato per Il Mattino di Napoli; RaiNews24 e la Reuters a Roma; poi Borsa&Finanza, il Mondo e Plus24 a Milano. Oggi mi occupo del coordinamento del Magazine We Wealth (e di quello di tre figli tra infanzia e adolescenza). Collaboro anche con MF Milano Finanza.

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