Le italiane sono più di cento
Sulla base di un recente censimento, le fondazioni di impresa in Italia sono poco più di un centinaio e sono state create, per lo più in tempi relativamente recenti (dopo il 2005), da imprese di grandi o grandissime dimensioni. “Molto interessante notare che i settori di intervento prediletti sono istruzione (55% delle fondazioni); cultura e arte (50%), sviluppo economico e coesione sociale (43%) e ricerca (43%) – dicono gli esperti di Ey – Molto meno presidiati sono attività internazionali (settore tradizionalmente di pertinenza delle o.n.g. e su cui è anche più difficile intervenire da un punto di vista operativo) e sport e tempo libero (su cui invece potrebbe essere auspicabile un riposizionamento strategico)”.
Di impresa o di famiglia
Le Fondazioni possono essere di impresa e di famiglia. La Fondazione di impresa si caratterizza per il fatto di essere costituita dall’impresa per perseguire finalità di responsabilità sociale dell’impresa stessa. “Normalmente, la principale fonte di finanziamento è costituita da una quota di utili destinata dall’impresa su base regolare. Tuttavia, anche le fondazioni di impresa possono raccogliere fondi presso donatori terzi. Inoltre, le fondazioni di impresa contribuiscono allo sviluppo della cultura aziendale – spiegano Cristofori e Bortolussi – Le fondazioni di famiglia, al contrario, sono costituite da una o più persone fisiche appartenenti alla medesima famiglia, spesso di estrazione imprenditoriale. Le fondazioni di famiglia sono utilizzate per preservare una quota del patrimonio familiare (spesso costituito da dimore storiche, collezioni d’arte e altri beni artistici) e destinarla al perseguimento di finalità solidaristiche e/o filantropiche. A differenza delle fondazioni di impresa, le fondazioni di famiglia mirano anche a tutelare e promuovere il nome della famiglia, il sistema di valori condiviso al suo interno e il legame con il territorio in cui la famiglia è radicata”.
Enti no-profit di tre categorie
Si tratta in tutti i casi di enti no-profit che possono essere classificati in base alla tipologia di attività concretamente svolta in tre macro-categorie: “enti di erogazione, che vagliano le richieste di finanziamento ed erogano somme di denaro (come ad esempio le fondazioni bancarie); enti operativi, che perseguono concretamente l’implementazione dei progetti di assistenza e/o beneficienza, con organizzazione di risorse umane, materiali e finanziarie; enti misti, che combinano attività di implementazione diretta con attività di erogazione (come è il caso di alcune fondazioni di famiglia e/o di impresa)”.
L’inquadramento giuridico
Tecnicamente, una fondazione è un ente dotato di personalità giuridica (come una società), gestito da un consiglio di amministrazione e vigilato da un organo di controllo (sul modello del collegio sindacale). Può essere presente – ma non è obbligatorio – anche un organo assembleare al quale attribuire determinate funzioni elettive e/o consultive. “Vi è grande libertà nella definizione del sistema di governance di una fondazione (sia di impresa che di famiglia) – spiegano Cristoforoni e Bortolussi – quindi l’imprenditore, se ben consigliato, non avrà difficoltà a strutturare l’ente nel modo più confacente agli obiettivi che intende perseguire. Un professionista specializzato nel settore potrà assistere e guidare l’imprenditore nella definizione della governance migliore, nella stesura dello statuto e soprattutto nei rapporti con l’Autorità di controllo (ad oggi la Prefettura o la Regione) che sarà chiamata a concedere la personalità giuridica. A seguito della adozione del Codice del Terzo Settore è ormai imminente la istituzione del Registro Unico Nazionale del Terzo Settore, per cui sarà necessario valutare assieme all’imprenditore se la fondazione dovrà assumere la qualifica di Ente del Terzo Settore (Ets) e, nel caso, tenerne conto in sede di strutturazione della governance e di stesura dello statuto”.
… e quello fiscale
E infine, come si inquadrano le Fondazioni dal punto di vista fiscale? “Normalmente le fondazioni, siano esse di impresa o di famiglia, sono fiscalmente degli enti non commerciali e pertanto sono assoggettate al relativo regime tributario. Possono godere di regimi speciali di ulteriore vantaggio se assumono qualifiche particolari, come ad esempio quella di Onlus – concludono i due esperti di Ey – Qualora, in futuro, la fondazione diventi un Ets allora godrà del regime fiscale previsto dal Codice del terzo settore. Dal punto di vista del donante le erogazioni liberali effettuate in favore della fondazione sono, tendenzialmente e in misura diversa (da valutare caso per caso sulla base dell’attività svolta dalla fondazione), detraibili / deducibili sia dal reddito delle persone fisiche che delle società”.