Il valore medio dell’investimento in fondi comuni risulta pari a 53mila euro. Per gli ultra 75enni si parla di 73mila euro (per i nati tra il 1928 e il 1945) e 94mila euro (1901-1927)
Il 47% del patrimonio complessivo è detenuto dai boomer; il 27% riguarda la silent e la greatest generation, il 22% la Generazione X e appena il 4% i giovanissimi
Le donne rappresentano oggi il 47% degli investitori in fondi comuni a fronte del 53% degli uomini. Un dato significativo se si pensa che nel 2022 si parlava del 42% contro il 58%
I sottoscrittori italiani di fondi comuni ammontano a 11,7 milioni. Di questi, il 40% appartiene alla generazione dei boomer (termine con il quale si indicano i nati tra il 1946 e il 1964). Segue la Generazione X (vale a dire i nati tra il 1965 e il 1980) con il 28% e gli over 75 con il 19%. I risparmiatori più giovani raggiungono appena il 13%. Un nuovo studio condotto da Assogestioni e presentato in occasione del Salone del Risparmio rivela quanto e come investono. In un universo sempre più al femminile.
Stando ai dati aggiornati a dicembre 2021, il valore medio dell’investimento in fondi comuni risulta pari a 53mila euro. Una cifra nettamente superata dai risparmiatori con un’età superiore ai 56 anni, con gli ultra 75enni che raggiungono i 73mila euro (nel caso della silent generation, ovvero i nati tra il 1928 e il 1945) e i 94mila euro (nel caso della greatest generation, tra il 1901 e il 1927). Ma anche dai boomer che investono mediamente 61mila euro. Quanto ai giovanissimi, invece, per i millennial (nati tra il 1981 e la fine degli anni ’90) si parla di 42mila euro in media e per la Generazione Z (2000-2010) di 13mila euro. Il 47% del patrimonio complessivo, invece, è detenuto dai boomer; il 27% riguarda la silent e la greatest generation, il 22% i sottoscrittori della Generazione X e appena il 4% i giovanissimi.
Guardando ai sottoscrittori per genere, la differenza tra uomini e donne si sta progressivamente assottigliando: le donne rappresentano oggi il 47% degli investitori in fondi comuni a fronte del 53% degli uomini. Un dato significativo se si pensa che nel 2022 si parlava del 42% contro il 58% (in 20 anni il divario si è ridotto insomma da 16 a 6 punti percentuali). Anche sugli investimenti medi ci si avvicina alla parità, con 55mila euro per gli uomini e 50mila euro per le donne. Dal punto di vista dell’area geografica, invece, il 38% dei sottoscrittori (indipendentemente dal genere) risiede nel Nord-Ovest, il 26% nel Nord-Est, il 19% nel Centro, il 12% al Sud e il 5% nelle Isole. L’investimento medio si attesta rispettivamente sui 59mila, 53mila, 49mila, 41mila e 43mila euro.
Per quanto riguarda la modalità di sottoscrizione, il 63% degli investitori punta sui Pic (Piani di investimento di capitale), il 22% sui Pac (Piani di accumulo di capitale) e il 15% predilige una forma d’investimento mista. Uno spaccato che appare diametralmente opposto nel caso degli under 40. Il 65% dei millennial e dei risparmiatori della Generazione Z punta infatti su Pac o forme miste mentre il 35% predilige i Pic. L’asset allocation vede invece prevalere i fondi flessibili (43%) e obbligazionari (27%) tra i fondi italiani mentre tra quelli esteri prevale la componente azionaria (26%), che tocca il 47% nei fondi cross border. Ultimo punto osservato è quello relativo al grado di rischio degli investimenti, che va da 1 (rischio minimo) a 7 (rischio massimo). Il 62% degli investimenti vanta un grado di rischio compreso tra 1 e 4. Una quota che sale al 73% per i fondi italiani e che scende al 56% per i prodotti esteri. Il 51% dei fondi cross border, infine, ha un grado di rischio superiore a 4.