Certificati: quanto costano (davvero) all'investitore italiano?

Contributors We Wealth
Contributors We Wealth, G. Zanotti
9.5.2022
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Per i prodotti a capitale protetto, il costo medio annuo è di circa lo 0,6%. Per quelli a capitale condizionatamente protetto si aggirano intorno all'1,25%. Il che sgombra il campo dal pregiudizio: i prodotti strutturati sono competitivi in termini di prezzo
I certificati appartengono alla più ampia categoria dei prodotti strutturati (Sp), ovvero strumenti finanziari costruiti come combinazione di un titolo plain vanilla (per esempio un'obbligazione) e uno o più contratti derivati.
Sono caratterizzati da un'ampia varietà di profili di rischio-rendimento, in grado di fornire agli investitori valide soluzioni relative alle diverse strategie di investimento. Si tratta di un mercato che per gli investitori italiani è interessante a guardare i numeri sui collocamenti, ma su cui aleggia lo spettro di costi troppo elevati. Ma è davvero così? Conti alla mano, no. Ma andiamo con ordine.
- Collocamenti in crescita fino al 2019

In Italia il mercato dei collocamenti sul mercato primario è stato in costante crescita fino al 2019 (l'anno precedente alla pandemia, nel quale i volumi hanno raggiunto i 17 miliardi di euro) per poi attestarsi nel 2020 e 2021 su livelli inferiori, circa 11 miliardi di euro. Uno dei temi di grande interesse per gli investitori e sui quali i regulator pongono una crescente attenzione è, come dicevamo, il costo. Gli investitori che acquistano certificati sul mercato primario sostengono un costo iniziale una tantum noto come costo implicito, che è l'unico presente, in quanto non sono previste commissioni di gestione. Tale costo è implicito perché l'investitore che compra un certificato paga un prezzo (in genere pari a 100 o 1.000 euro) inclusivo della somma del fair value del prodotto (ovvero il costo delle varie opzioni che costituiscono il certificato e che l'emittente acquista per generare il payoff del certificato), della remunerazione dell'emittente per la costruzione del prodotto e del distributore per il servizio di consulenza del prodotto offerto agli investitori. In passato la letteratura scientifica si è occupata del tema dei costi dei prodotti strutturati (tra cui Vanini e altri, 2015; Bauer e altri, 2020), ma la ricerca condotta da Acepi si differenzia da tutte quelle precedenti per due aspetti fondamentali.

- La ricerca di Acepi

Il primo è che considera come perimetro di riferimento il mercato italiano. Il secondo è che si basa sui dati forniti direttamente dagli emittenti di prodotti strutturati e non sulla stima dei costi (realizzata sulla base di un modello e dei dati elaborati da un ricercatore). Lo studio ha quindi come base i costi forniti dagli emittenti di certificati associati ad Acepi, corredati per ciascun prodotto da una serie di parametri che andiamo di seguito a elencare.
Il primo è il gross one off cost dello strumento o costo di acquisizione del prodotto. Esso rappresenta il costo complessivo che l'investitore sostiene ed è dato dalla differenza tra il prezzo cui lo strumento viene venduto e il suo valore finanziario (il cosiddetto fair value). Il secondo elemento è la percentuale del costo di acquisizione che viene conferita al distributore in termini di commissioni e infine il terzo parametro che condiziona l'analisi è la scadenza del prodotto. L'analisi è stata condotta separatamente per i certificati a capitale protetto e i certificati a capitale condizionatamente protetto, perché le due macrocategorie sono caratterizzate da livelli di strutturazione e da un servizio di consulenza differenti. I prodotti a capitale protetto sono più semplici da costruire per l'emittente e di immediata comprensione per l'investitore. Quelli a capitale condizionatamente protetto sono invece prodotti caratterizzati da una maggiore articolazione nella costruzione e richiedono un più attento servizio di consulenza.
- I costi per categoria

Certificati a capitale protetto: la ricerca ha analizzato 103 certificati per l'anno 2019 e 121 per il 2020. Il costo di acquisizione medio è risultato pari al 3,47% per il 2019 e al 3,31% per il 2020. Le commissioni riconosciute al distributore sono state pari allo 2,30% nel 2019 e al 2,26% nel 2020. Considerando una scadenza media dei prodotti pari a 5,67 anni (2019) e 5,65( 2020), ne deriva un costo medio annuo pari a 0,6% nel 2019 e 0,57% nel 2020.

Certificati a capitale condizionatamente protetto: i costi totali sono stati pari al 4,88% sia nel 2019 che nel 2020. L'ammontare complessivo delle commissioni al distributore è stato pari al 3,19 % nel 2019 e al 3,01% nel 2020. Considerando una durata media di 3,97 nel 2019 e di 3,84 nel 2020, il costo annuale che ne consegue è stato pari al 1,23% nel 2019 e 1,27% nel 2020. In conclusione, i costi totali per gli SpP in Italia variano in funzione della presenza di protezione del capitale e sono più bassi (e inferiori all'1% annuo) per i prodotti a capitale protetto e intorno all' 1,25% per i prodotti a capitale condizionatamente prodotto.

Questa diversificazione dei costi si spiega in quanto i prodotti a capitale non protetto sono generalmente associati a scadenze più brevi e a commissioni di distribuzione più elevate (in gran parte attribuibili ai costi di compliance sostenuti dai distributori), alla luce del diverso profilo di rischio del prodotto. Nel 2020 i costi annui sono diminuiti leggermente per i prodotti a capitale protetto e leggermente aumentati per i prodotti a capitale condizionatamente protetto, per effetto della minore durata che gli emittenti hanno scelto offrire con le nuove emissioni. La ricerca condotta contribuisce ad aumentare la trasparenza su un tema chiave per gli investitori e per i regulator mostrando che anche sotto il punto di vista dei costi i prodotti struttura ti risultano competitivi e interessanti per gli investitori.

Articolo tratto dal Magazine di We Wealth di aprile 2022

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