Cina: sarà l'anno del coniglio, ma forse anche del toro

Alberto Battaglia
25.1.2023
Tempo di lettura: 5'
Dai minimi di ottobre il mercato azionario cinese ha recuperato oltre il 30%: alcuni gestori vedono bene questo mercato anche nei prossimi mesi

La Cina, grazie allo slancio economico impresso dalla riapertura e dall'abbandono della politica Zero Covid, ha marciato a passo spedito in Borsa. Nell'ultimo mese, al 25 gennaio, l'indice di riferimento del Dragone, il CSI 300 ha guadagnato l'8,80%, molto meglio dell'S&P 500 (+4%) e in linea con l'Euro Stoxx 50 (+8,2%).

Con l'avvio del Capodanno cinese i gestori hanno moltiplicato le analisi rialziste sul Paese guidato da Xi Jinping, le cui prospettive di crescita economica sono state riviste al rialzo di circa due punti percentuali, a oltre il 5% per quest'anno (è questa, fra gli altri, la stima dell'Economist intelligence unit).


"L’azionario cinese continuerà a essere influenzato dal contesto macroeconomico globale, ossia dall'entità dei rialzi dei tassi e dalla forma del rallentamento economico negli Stati Uniti e in Europa. Un picco nel ciclo dei tassi Usa e un dollaro più debole dovrebbero favorire la liquidità dei mercati emergenti”, ha dichiarato in una nota Louisa Lo, head of greater China equities presso Schroders, “la Cina ha recentemente rimosso tutti i principali ostacoli alla riapertura del mercato post Covid più velocemente del previsto”, ha proseguito, “questo dovrebbe fornire un sostegno sostanziale alla ripresa dei consumi. A sua volta, ciò dovrebbe sostenere gli utili in molti settori dell'economia locale. Tuttavia, l'uscita dalla politica di 'zero Covid' rimane un rischio in presenza di nuovi focolai del virus e, di conseguenza, lo slancio economico potrebbe essere volatile. Nonostante il recente rimbalzo”, ha affermato Lo, “continuiamo a vedere un solido sostegno alle valutazioni dei titoli azionari in Cina e a Hong Kong".


Una recente nota degli analisti di Credit Suisse ha riassunto in vari punti la sua visione rialzista sul mercato cinese per il prossimo futuro. In particolare in Cina si starebbero verificando contemporaneamente un eccesso di liquidità e di depositi bancari disponibili per supportare gli acquisti su titoli nazionali: “Riteniamo che la maggior parte dell'aumento della liquidità in eccesso rimanga in Cina (a causa dei controlli sui capitali) e vada a finire in attività finanziarie (visti i problemi del settore immobiliare)”, ha affermato Credit Suisse, “il rendimento del dividendo è ancora anormalmente interessante rispetto al rendimento delle obbligazioni societarie, a livelli in cui le azioni cinesi tendono a sovraperformare quelle globali”.

Un altro aspetto potenzialmente rialzista, “le revisioni degli utili” delle società cinesi “stanno migliorando rispetto agli utili globali. Possiamo anche notare – ha aggiunto la banca svizzera – che le revisioni relative degli utili sia per il mercato che per il settore tecnologico sono salite fortemente (con gli utili del settore tecnologico che guidano la performance del settore)”.


La revisione al rialzo della crescita cinese potrebbe non essere ancora completamente incorporata nei prezzi delle azioni cinesi, secondo quanto affermato in una recente nota da Marco Mencini, senior portfolio manager Equity di Plenisfer Investments Sgr. “La Cina potrebbe quindi diventare una forza anticiclica proprio mentre il resto del mondo cerca di evitare la recessione”, ha affermato il gestore, “le azioni cinesi, nonostante il recupero dell’ultimo trimestre del 2022, oggi esprimono mediamente multipli pari a 11 volte gli utili attesi, valori decisamente inferiori rispetto alla media degli ultimi 5 anni, pari a circa 14 volte gli utili”.


Il ciclo di revisione al ribasso degli utili in Cina, ha ricordato Mencini, “è iniziato prima rispetto al resto del mondo e che il margine operativo espresso da MSCI China è passato da valori pari a circa il 14% tra il 2019 e il 2021 al 10,8% nel 2022. Anche i ricavi sono stati rivisti al ribasso nel 2022 a causa della bassa inflazione in Cina e del rallentamento dell'economia”.


“Riteniamo che la maggior parte delle revisioni al ribasso di ricavi e marginalità aziendali siano già incluse nei prezzi azionari di oggi e che, quindi, in uno scenario di ripartenza dell’economia, potremmo assistere a una crescita a doppia cifra degli utili, sostenuti dalla leva operativa” che, in conclusione, spinge Plenisfer a ritenere “estremamente elevata” la “probabilità di ottenere dall’azionario cinese un rendimento positivo nei prossimi 12 mesi”.

Responsabile per l'area macroeonomica e assicurativa. Giornalista professionista, è laureato in Linguaggi dei media e diplomato in Giornalismo all'Università Cattolica

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