Bond, come sarà il 2023 dei mercati? Le previsioni di 10 gestori

La relazione inversa fra tassi e prezzi dei bond potrebbe suggerire che, avvicinandosi alla fine del ciclo dei rialzi dei tassi, la compressione dei rendimenti obbligazionari (e il relativo aumento dei loro prezzi) sia solo una questione di tempo
Per capire meglio come si stiano preparando gli investitori professionali sull'obbligazionario, We Wealth ha sottoposto un questionario a dieci asset manager italiani e internazionali: Allianz GI, Anima, Carmignac, Columbia Threadneedle, Franklin Templeton, Mirabaud, P&G, Payden & Rygel, Pictet Asset Management, Union Bancaire Privée
I risultati confermano la sensazione che, all'interno dell'asset class obbligazionaria vi sia una diffusa opportunità: tutte le categorie obbligazionarie mostrano una netta prevalenza di outlook positivi
Il rialzo dei tassi d'interesse ha riportato in vita una classe d'attivo che, per anni, ha offerto ben poco rendimento agli investitori: l'obbligazionario è tornato nella mente degli investitori professionali e al dettaglio, sia sulle scadenze brevi sia su quelle più lunghe – nella speranza di strappare un rendimento interessante anche nei prossimi anni.
L'inflazione si è finora dimostrata persistente, ma l'opinione più diffusa fra gli economisti è che i livelli sperimentati fra la fine del 2022 e l'inizio del 2023 non torneranno più indietro. Di conseguenza, si inizia già a preparare il terreno per un rientro dei tassi d'interesse di riferimento: alcuni indicano un momento di dietrofront, per la Federal Reserve, già entro il 2023 o addirittura prima dell'autunno.
La relazione inversa fra tassi e prezzi dei bond potrebbe suggerire che, avvicinandosi alla fine del ciclo dei rialzi dei tassi, la compressione dei rendimenti obbligazionari (e il relativo aumento dei loro prezzi) sia solo una questione di tempo. Fra le altre variabili di cui tenere conto, però, ci sarà anche la solvibilità degli emittenti di fronte a uno scenario di rallentamento economico e, in prospettiva, di crescita bassa per i prossimi anni. Anche per queste ragioni, alcuni analisti tendono a preferire le obbligazioni degli emittenti più sicuri. Sotto questa luce, alcuni giorni fa, gli economisti di Goldman Sachs hanno invitato a privilegiare i titoli di Stato spagnoli su quelli italiani, in previsione di un contesto economico più difficile per la Penisola.
Il sondaggio di We Wealth
Per capire meglio come si stiano preparando gli investitori professionali sull'obbligazionario, We Wealth ha sottoposto un questionario a dieci asset manager italiani e internazionali: Allianz GI, Anima, Carmignac, Columbia Threadneedle, Franklin Templeton, Mirabaud, P&G, Payden & Rygel, Pictet Asset Management, Union Bancaire Privée.
I risultati confermano la sensazione che, all'interno dell'asset class obbligazionaria vi sia una diffusa opportunità: tutte le categorie obbligazionarie mostrano una netta prevalenza di outlook positivi. In particolare, è stato plebiscitario il giudizio positivo sulle performance attese, nei prossimi 12 mesi, dai titoli di Stato emessi dai Paesi sviluppati. Sul versante che, in parte, convince di meno si trovano le obbligazioni high yield europee e ancor di più quelle globali: ovvero, il comparto obbligazionario che si riferisce agli emittenti a maggior rischio insolvenza. Outlook favorevole anche per gli obbligazionari emergenti, che potrebbero beneficiare dall'eventuale deprezzamento del dollaro, che si dovrebbe accompagnare alla futura fase di abbassamento dei tassi di riferimento della Fed.
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Bond, i rendimenti attesi
L'orientamento prevalentemente positivo o neutrale sull'obbligazionario in tutte le sue maggiori declinazioni ha spinto i gestori a prevedere generalmente un rendimento positivo entro il 10% nei prossimi 12 mesi. I maggiori disaccordi riguardano l'obbligazionario high yield, i cui rendimenti sono più elevati, anche se potrebbero andare incontro ad un ulteriore aumento in caso di deterioramento economico significativo - fatto che limiterebbe il prezzo dei titoli già in circolazione.