Sondaggio We Wealth dei gestori: il 2023 di azioni e bond

Fra il 25 novembre il 13 dicembre We Wealth ha raggiunto dieci società, fra gestori patrimoniali, banche private e piattaforme di trading (Aism Luxembourg, Allianz GI, Anima Sgr, Banca del Fucino, Carmignac, Cassa Lombarda, Columbia Threadneedle, Dpam, eToro, P&G Sgr), per domandare ad analisti e portfolio manager le rispettive visioni sull'andamento dei mercati nel 2023. Il risultato, dopo un 2022 decisamente negativo per azioni e bond è un po' meno fosco e tendenzialmente rialzista. Per quanto riguarda l'azionario, il 40% degli intervistati si è sbilanciato nel prevedere una performance superiore al 10% per l'equity cinese - la view più rialzista fra le principali piazze azionarie.
I risultati del sondaggio di We Wealth
Nel confronto fra Europa e Usa, prevalgono gli orientamenti rialzisti per gli States: per il 30% degli intervistati Wall Street crescerà di oltre il 10%. Prevale in entrambi i casi, però, una visione rialzista moderata: secondo la metà dei gestori, l'anno dovrebbe chiudersi, per gli Usa, con un progresso compreso fra lo 0 e il 10%. La stessa previsione, sul mercato europeo, è condivisa da 8 gestori su 10 tra quelli interpellati in questo sondaggio. Più vulnerabile a un ribasso superiore al 10% sarebbe il mercato dei titoli tecnologici Usa, già duramente colpito nel 2022: è qui che si sono concentrate le previsioni più ribassiste sul fronte azionario, con un'incidenza del 30%. Una percentuale identica, tuttavia, dichiara un orientamento completamente opposto e fortemente “toro” per il Nasdaq. Per quanto riguarda il confronto, invece, fra l'azionario dei mercati emergenti e le economie sviluppate le visioni sostanzialmente coincidono: rialzo moderato, con una leggera prevalenza di gestori orientati a credere che l'equity emergente registrerà performance superiori alla media.
Sul fronte obbligazionario, le visioni dei gestori tendono a convergere e, quasi in nessun caso, sono ribassiste. Per tutte le categorie, prevale la previsione di una performance positiva entro il 10% alimentata dall'aspettativa che gli aumenti dei tassi si interromperanno. La dinamica dovrebbe favorire in modo particolare i bond dei Paesi emergenti e quelli high yield, per i quali si registra una minoranza di gestori ancora più ottimisti. Ad esempio, il 30% degli intervistati ritiene che i bond emergenti in valuta locale potranno mettere a segno una performance superiore al 10%.
È nel capitolo delle valute, invece, che si registra l'unica previsione a prevalenza ribassista: per il 60% degli intervistati il dollaro si troverà in calo rispetto all'euro e alle altre principali monete a fine 2023, in una misura compresa fra lo 0 e il 10% – complice anche un 2022 di rafforzamento notevole per il biglietto verde.
Prevalgono, anche se con significative riserve, le visioni rialziste anche per oro e petrolio, che dovrebbero peraltro beneficiare di un eventuale calo del dollaro (in particolare il primo). Chiude, un po' provocatoriamente, la panoramica sul Bitcoin – dato che ammettiamo la particolare difficoltà nel prevedere l'andamento di questo genere di asset digitale: non emerge qui un consenso chiaro su dove si muoverà il presunto “oro digitale” – anche se tendenzialmente i gestori scommettono su un ulteriore indebolimento.
Questo articolo è tratto dal numero di gennaio del magazine We Wealth