S&P 500 nella tana dell’orso: 10 cose da sapere sui bear market

Lunedì l’S&P 500 ha perso ancora terreno, portando le perdite rispetto al massimo di novembre al -20%, livello che identifica un mercato orso
Hartford Funds ha analizzato quali sono stati i bear market dal 1929 ad oggi, quanto sono duranti e quanto hanno fatto perdere mediamente a Wall Street
Dopo giorni in cui si intravedeva la luce in fondo al tunnel, i mercati azionari sono scivolati di nuovo, piombando questa volta direttamente nella tana dell’orso. L’S&P 500 lunedì, appesantito dagli ultimi dati sull’inflazione, è infatti capitolato in quello che tecnicamente è definito un bear market, per tale intendendosi una correzione di oltre il 20% rispetto a un precedente massimo. Tuttavia, non tutto il male vien per nuocere e le borse, a ben vedere la storia, potrebbero riprendersi prima del previsto. Ecco cosa c’è da sapere sui mercati orso.
• Correzione del 20%: I cicli di mercato si misurano dal picco al minimo, quindi un indice azionario raggiunge ufficialmente il territorio dell'orso quando il prezzo di chiusura scende di almeno il 20% dal suo massimo più recente (mentre una correzione è un calo compreso tra il 10% e il 19,9%). Un nuovo mercato toro inizia quando il prezzo di chiusura guadagna il 20% dal suo minimo.
• Il toro guadagna più di quanto perde l’orso: durante un mercato orso i titoli perdono in media il 36%. Al contrario, i titoli guadagnano in media il 114% durante un mercato toro.
• I mercati orso sono fisiologici: dal 1928 l'indice S&P 500 ha registrato 26 mercati orsi. Tuttavia, si sono verificati anche 27 mercati toro e le azioni sono aumentate in modo significativo nel lungo periodo.
• Breve durata: la durata media di un mercato orso è di 289 giorni, pari a circa 9,6 mesi. Si tratta di un periodo significativamente più breve rispetto alla durata media di un mercato toro, che è di 991 giorni o 2,7 anni.
• Un mercato orso ogni 3,6 anni: sebbene molti considerino il mercato toro che si è concluso nel 2020 come il più lungo mai registrato, il mercato toro che è durato dal dicembre 1987 fino al crollo delle dot-com nel marzo 2000 è tecnicamente il più lungo (un calo del 19,9% nel 1990 ha quasi fatto deragliare quel mercato, ma ha mancato di poco la soglia dell'orso).
• Bassa frequenza: dopo la Seconda Guerra Mondiale, i mercati orso sono stati meno frequenti. Tra il 1928 e il 1945 si sono verificati 12 mercati orso, ovvero uno ogni 1,4 anni circa. Dal 1945, ce ne sono stati 14, circa ogni 5,4 anni.
• Rialzi record: la metà dei giorni più forti dell'indice S&P 500 negli ultimi 20 anni si è verificata durante un mercato orso. In altre parole, il modo migliore per affrontare una flessione potrebbe essere quello di rimanere investiti, poiché è difficile capire quando e con quale intensità avviene la ripresa del mercato.
• L’orso non significa recessione: Dal 1929 si sono verificati 26 mercati ribassisti, ma in quel periodo si sono verificate solo 15 recessioni. I mercati ribassisti vanno spesso di pari passo con il rallentamento dell'economia, ma un mercato in calo non significa necessariamente che si stia profilando una recessione.
• 14 orsi per una vita: ipotizzando un orizzonte di investimento di 50 anni, si può prevedere che un investitore assisterà a circa 14 mercati orso durante la sua vita.
• Il dolore è temporaneo: i mercati orso possono essere molto dolorosi, ma nel complesso i mercati sono positivi per la maggior parte del tempo. Negli ultimi 92 anni di storia del mercato, solo 20,6 anni sono stati caratterizzati da mercati orso. In altre parole, le azioni sono state in rialzo per il 78% dei giorni dal 1929 ad oggi.