Mercati emergenti: il 2023 inizia con un ritorno di fiamma

Alberto Battaglia
27.1.2023
Tempo di lettura: 5'
Debito e azioni emergenti hanno recuperato appeal dopo un anno di fuga, gli afflussi di capitale nelle prime 4 settimane sono ai massimi da inizio 2021

L'orientamento degli investitori si sta gradualmente spostando su un territorio meno ribassista, ma ad aver invertito la rotta è soprattutto il flusso di denaro sulle azioni e le obbligazioni dei Paesi emergenti. Secondo l'ultimo monitoraggio "The flow show" pubblicato da Bank of America, nelle prime quattro settimane dell'anno (i dati sono aggiornati al 25 gennaio, da Epfr) gli afflussi netti sull'azionario sono stati pari a 24,034 miliardi di dollari e l'86,86% di questi capitali si è diretto sull'azionario dei Paesi emergenti. Ad aver pesato di più, nello specifico, è il contributo delle azioni cinesi, che hanno costituito il 39% di tutti gli investimenti netti andati sull'azionario emergente nelle prime quattro settimane del 2023, con oltre 8,1 miliardi di afflussi netti. Segue a distanza l'India con 582 milioni di dollari.


Notevole anche l'afflusso netto di capitali sui bond dei Paesi emergenti. Considerando solo i flussi dagli investitori al dettaglio europei, verso il debito emergente si sono mossi 7,384 miliardi di dollari da inizio anno, di cui circa la metà solo nell'ultima settimana (3,775 miliardi).


Negli Etf, in rapporto alle masse, il debito emergente è stata la categoria che ha visto il maggior incremento nelle ultime quattro settimane, con un balzo del 6%, mentre sul versante opposto hanno perso capitali soprattutto i fondi immobiliari quotati (Reit, -16%) penalizzati dal temuto crollo dei prezzi delle abitazioni dovuto ai rialzi dei tassi.


Sommando i flussi su azioni e obbligazioni, mostrano i dati BofA, i volumi di denaro indirizzati agli emergenti sono tornati, nella media delle ultime quattro settimane, ai massimi da inizio 2021: se si restringe il campo all'analisi su base settimanale, quella appena trascorsa è stata la più positiva da almeno il 2017. Secondo altri dati provenienti dall'Institute of international finance nella sola ultima settimana l'afflusso medio di azioni e bond emergenti è stato di circa 1,1 miliardi di dollari al giorno.



Il determinante contributo cinese

La riapertura della Cina che ha segnato l'ultima parte del 2022 ha dato un grande contributo al ritorno degli investitori nel Paese ed è considerato un buon indicatore anche per la crescita globale. L'aspettativa che il dollaro potrà indebolirsi, con la fine del ciclo di rialzi dei tassi, è solitamente considerato un fattore positivo per la solvibilità del debito emergente. Se la recessione dovesse mordere negli Stati Uniti, come alcuni economisti continuano ritenere nonostante i buoni livelli di crescita del quarto trimestre, la Federal Reserve potrebbe eventualmente cambiare postura. Le ragioni che avevano spinto alla fuga dagli emergenti nel 2022, dunque, potrebbero invertirsi quest'anno: e i flussi di capitale già lo stanno facendo.


Secondo alcuni analisti, però, il rally delle azioni emergenti e il ritorno degli investitori sul debito potrebbe essere dovuto soprattutto a un riequilibrio dall'esposizione, dopo mesi di deflussi; e che, dunque, il grosso del recupero sia ormai alle spalle. E' quanto ha affermato al Financial Times Paul Greer, portfolio manager del debito emergente di Fidelity International: "Il primo e il secondo trimestre del 2023 vedranno un aumento della Cina, non c'è dubbio... Ma gran parte di questo è ormai prezzato dai mercati... Forse abbiamo già visto la maggior parte del rally di questo ciclo".

Responsabile per l'area macroeonomica e assicurativa. Giornalista professionista, è laureato in Linguaggi dei media e diplomato in Giornalismo all'Università Cattolica

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