Da Apollo a Kkr: così i big del private equity puntano agli Hnwi

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I risparmiatori individuali sono nel mirino di colossi come Blackstone, Kkr e Apollo: traineranno la crescita della raccolta più degli istituzionali

Il tasso di crescita dei capitali investiti in private market provenienti dagli investitori istituzionali rallenterà notevolmente nei prossimi anni

Secondo Preqin, i maggiori spazi di crescita sono rappresentati dal risparmio degli Hnwi, che possono innalzare la propria quota di strumenti non quotati, attualmente al di sotto del 5%

Il private equity e le altre possibilità di investimento al di fuori dei mercati quotati sono cresciuti modo pressoché costante nell'ultimo decennio, ma per continuare a passo spedito le grandi società specializzate non potranno limitarsi ai capitali provenienti da assicurazioni, fondi pensione e da altri attori istituzionali. Serviranno anche gli investimenti dei grandi risparmiatori individuali, che da qualche tempo sono finiti nel mirino dei colossi come Blackstone, Kkr e Apollo


Dopo aver raccolto oltre 1.000 miliardi di dollari dagli investitori istituzionali globali nel 2019 e nel 2021, il flusso di nuovi capitali provenienti da questo bacino vedrà rallentare il suo tasso di crescita dall'11,7% composto, osservato fra 2015 e 2021, al 3,57% nei prossimi cinque anni. 


Lo ha stimato la società di ricerca specializzata in mercati non quotati Preqin nel suo nuovo rapporto "Fundraising from Private Wealth: A Guide to Raising Capital", secondo il quale i capitali istituzionali indirizzati sui private market passeranno dai 1.100 miliardi di dollari del 2022 a quota 1.600 miliardi nel 2027, con un "deciso rallentamento" nella crescita rispetto a quanto osservato negli anni precedenti (si osservi il grafico in basso).



Non solo istituzionali, ora si cercano i capitali dei privati

Raccogliere nuovi capitali dagli investitori istituzionali sta diventando sempre più complicato perché l'allocazione dei grandi attori finanziari sui private market si sta avvicinando alla piena "capacità". Di conseguenza, i grandi gestori di fondi di private equity hanno gradualmente spostato il proprio obiettivo di raccolta verso i grandi risparmiatori individuali. 


Soggetti che, grazie a un portafoglio particolarmente florido, possono dedicare risorse significative anche su strumenti più difficili da liquidare (ma anche potenzialmente più redditizi a lungo termine). 


In media, le barriere normative e il limitato accesso ai fondi specializzati hanno mantenuto al di sotto del 5% l'esposizione del portafoglio non istituzionale ai mercati privati. Sarebbe proprio quello della ricchezza privata il "segmento del mercato con la maggiore trazione" per i fondi alternativi, dal momento che l'allocazione che i grandi patrimoni individuali dedicano a questi investimenti e molto più bassa rispetto a quella degli investitori istituzionali.


Ma l'ecosistema normativo sta diventando via via più favorevole, ha affermato Preqin. In Europa, ad esempio, la nuova versione degli Eltif renderà questi fondi specializzati in investimenti non quotati più accessibili e più attraenti per gli investitori individuali (che invece avevano ampiamente ignorato gli Eltif originari).

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Gli obiettivi di raccolta dei big

Al momento Kkr ha già raccolto dagli Hnwi circa 66 miliardi di dollari, con la previsione di ricavare da questo segmento di clientela una percentuale dal 30 al 50% della raccolta dei prossimi anni, in netto aumento dal 15% attuale.

Nel solo 2022 Blackstone ha raccolto 48 miliardi di dollari dal suo canale private e ha costituito un team specializzato in "private wealth", il cui obiettivo è intercettare il riparmio degli Hnwi.

Infine, Apollo Global Management ha fissato a 50 miliardi di dollari l'obiettivo di raccolta riconducibile agli investitori individuali per il periodo compreso fra il 2022 e il 2026.


"La maggior parte dei gestori di fondi finora sta solo grattando la superficie rispetto al potenziale che offre lo spazio della ricchezza privata [non istituzionale, Ndr.]", ha affermato Cameron Joyce, vicepresidente e vice responsabile per la ricerca di Preqin, "vediamo che i gestori di fondi più grandi sfruttano le economie di scala e il loro marchio per raccogliere capitali direttamente dalle persone con un patrimonio netto elevato. Tuttavia, l'emergere di intermediari tecnologici nello spazio promette di consentire a una gamma molto più ampia di gestori di fondi di diversificare la propria base di investitori".

Responsabile per l'area macroeonomica e assicurativa. Giornalista professionista, è laureato in Linguaggi dei media e diplomato in Giornalismo all'Università Cattolica

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