Venture capital: imprenditrici a caccia di liquidità

Le realtà “in rosa” generano mediamente 0,78 dollari di entrate per ogni dollaro raccolto a fronte degli 0,31 dollari di quelle guidate da uomini. Ma la corsa ai capitali, almeno per le donne, continua a essere irta di ostacoli
I finanziamenti erogati alle imprese al femminile da fondi di venture capital a livello globale nel 2020 rappresentavano appena il 2,3% dei finanziamenti totali
Secondo Elena Beccalli, la valorizzazione della diversità di genere presenta profonde implicazioni per un miglior funzionamento dei mercati dei capitali
E a mancare i vantaggi del potenziale “soffocato” delle donne sono anche le stesse istituzioni finanziarie. Secondo un'analisi dell'International finance corporation citata da Citigroup, i fondi di private equity e venture capital che vantano team d'investimento senior equilibrati per genere producono infatti rendimenti dal 10 al 20% superiori rispetto a quelli con una leadership interamente al maschile o al femminile. “Le società di venture capital assumono poche partner femminili, anche se una maggiore diversità di genere migliora le prestazioni degli accordi e dei fondi”, conferma Beccalli. “Allo stesso modo, alcune evidenze mostrano che nei fondi comuni di investimento le donne manager ricevono meno fondi e hanno meno probabilità di essere promosse rispetto ai gestori uomini”. Il tema di fondo è comprendere se la maggiore diversità migliori la performance, aggiunge. “A riguardo, mi pare interessante un recente studio che tiene conto del genere dei figli dei partner di venture capital. In primo luogo, si rileva che la genitorialità di più figlie porta a una maggiore propensione ad assumere partner femminili da parte di società di venture capital, a indicare come il tema affondi le sue radici nei comportamenti a livello familiare. Inoltre, si riscontra che il miglioramento della diversità di genere migliora i deal e le performance. Questi effetti si concentrano particolarmente sulle figlie dei partner senior piuttosto che dei partner junior”, spiega Beccalli.
In definitiva, conclude l'esperta, le strade da perseguire per porre fine alla corsa a ostacoli delle imprenditrici al femminile sono molteplici. A partire da interventi sui sistemi educativi e, nello specifico, su una maggiore educazione finanziaria. Sin dalle scuole primarie, esorta, bisogna allenare bambine e bambini a “far di conto”, eliminando quella discriminazione di genere che porta a far credere che le bambine siano meno adatte a confrontarsi con discipline quantitative e finanziare. Senza dimenticare di favorire la presenza delle donne nella governance e nei ruoli apicali nelle organizzazioni. Ricordiamo che lo scorso 14 marzo il Consiglio dell'Unione europea (l'organo legislativo che rappresenta i governi dei 27 Stati membri) ha raggiunto quello che è stato definito un “orientamento generale” su una proposta legislativa della Commissione volta a favorire l'equilibrio di genere nelle società quotate. Stabilendo un preciso obiettivo quantitativo sulla percentuale dei membri del sesso sottorappresentato all'interno dei board. Laddove i negoziati tra Consiglio e Parlamento europeo si concludessero con l'individuazione di una posizione comune, le società dovranno adottare una serie di misure per raggiungere entro il 2027 la quota del 40% di donne tra gli amministratori senza incarichi esecutivi oppure del 33% tra tutti i membri del consiglio di amministrazione. In caso contrario, dovranno provvedere a nominare o eleggere nuovi amministratori “applicando criteri chiari, univoci e formulati in modo neutro”.
(Articolo tratto dal magazine We Wealth di aprile 2021)