I giovani sono i più ottimisti sulla possibilità di superare le difficoltà economiche. Come gli abitanti del nord-ovest. Tra i pessimisti gli over 54 e i residenti del nord-est
La speranza negli Stati Uniti, Germania, Regno Unito, Australia e India risulta in forte calo. In crescita, invece, in Giappone, Messico e Corea
Stoychev: “I timori riguardano non tanto il fatto che l’inflazione toccherà picchi a due cifre, ma piuttosto che durerà significativamente più a lungo dei soliti pochi mesi”
“Il sostegno finanziario da parte dei governi ai propri cittadini e alle aziende ha giocato un ruolo positivo e, in un certo senso, ha limitato la diffusione del pessimismo di massa nel mondo, senza però fermarla”, osserva Kancho Stoychev, presidente di Gallup International. “Quando la crisi è iniziata a marzo 2020 la maggioranza della popolazione mondiale era convinta che sarebbe finita entro l’autunno. Il 2021, invece, è stato caratterizzato dalla fiducia nel fatto che i vaccini sarebbero stati la soluzione del problema. In vista del 2022, la percezione è che si sia piuttosto in una situazione in cui non si riesce ancora a ipotizzare una fine chiara dell’emergenza globale”.
La massiccia immissione di denaro nei mercati, aggiunge, rendeva “prevedibile la crescita dell’inflazione che, sebbene abbia superato la soglia limite del 5% nelle ultime settimane, in molti paesi genererà ancora forti timori sullo stato dell’economia”. Tali timori, prosegue, riguardano “non tanto il fatto che l’inflazione toccherà picchi a due cifre, ma piuttosto che durerà significativamente più a lungo dei soliti pochi mesi”. Aggiunta alla crisi della logistica a livello globale e alla crescita dei prezzi dell’energia, conclude, la popolazione mondiale “si trova ora ad affrontare sfide senza precedenti che alimenteranno tensioni politiche, non solo nei paesi meno sviluppati”.
Secondo un sondaggio condotto dal Financial Times su un campione di 38 economisti, la ripresa economica della zona euro nello specifico rischierebbe di essere minata qualora l’inflazione erodesse il reddito disponibile dei consumatori e costringesse la Banca centrale europea a ritirare le misure di stimolo più rapidamente del previsto. Oltre il 40% degli intervistati, infatti, considera l’inflazione un “rischio significativo” per le prospettive di crescita dei 19 paesi che condividono la moneta unica. In altre parole il fattore di rischio più citato per il 2022, insieme alla pandemia. “Se dovessimo assistere a un’inflazione galoppante destinata a rimanere al di sopra dei target anche dopo il 2022, la Bce dovrà frenare la sua posizione molto più bruscamente di quanto attualmente previsto, il che potrebbe pesare sull’economia reale e alimentare i problemi di stabilità finanziaria”, avverte Katharina Utermöhl, senior economist per l’Europa di Allianz. Quanto alla crisi epidemiologica, secondo l’economista Nicholas Bennenbroek di Wells Fargo le precedenti ondate di covid-19 hanno “generalmente avuto effetti negativi a breve termine sulla crescita ma non sono state di lunga durata”. Un modello, aggiunge, che si prevede persista. Ma quasi la metà degli economisti continua a vedere nelle varianti un rischio economico significativo.