Arte che scodinzola alla Wallace Collection

Il direttore della Wallace Collection, Xavier Bray, ha curato l’esposizione Portraits of Dogs: From Gainsborough to Hockney che ha appena aperto nello splendido museo londinese. Sede adattissima visto che per arrivare alle sale della mostra si attraversano i salotti che erano di Sir Richard Wallace, decorati con magnifiche scene di caccia di Jean-Baptiste Oudry e Alexandre-François Desportes. Ma l’affare diviene immediatamente tutto inglese, sin dalla prima sala dove tre splendidi dipinti di George Stubbs (1724-1806) emergono da una parete color vinaccia. Stubbs fu sicuramente l’artista che ha portato la ritrattistica degli animali al più alto livello qualitativo nel Settecento in Inghilterra. Studioso attento di anatomia – a partire da lezioni nell’ospedale di York in gioventù – è riuscito tanto a rappresentare con precisione i dettagli delle diverse razze quanto a dare personalità al cane rappresentato, illustrandone l’intelligenza, la fedeltà, la potenza. Questi cani sono ritratti in maniera grandiosa, su tele della stessa misura di quelle del tipico ritratto di aristocratico a mezza figura, solamente girate in orizzontale. Sono i compagni della grande aristocrazia inglese, e nel Settecento commissionarne il ritratto diviene una pratica diffusa: non sono più solo al lato dei loro padroni ma posano da soli.
George Stubbs, Ringwood, 1792
Non solo Regno Unito: i cani di Roma e Leonardo
L’esposizione è dedicata a quello che succede in Inghilterra, ma non mancano intrusi, come i due bellissimi levrieri di epoca romana, scavati a Roma da Gavin Hamilton e oggi al British Museum, oppure il bel disegno a punta secca di Leonardo in prestito dalla National Gallery of Scotland, o ancora la testa di mastino del fiammingo Pieter Boel, parte della Dulwich Picture Gallery di Londra. Tutte opere che vengono dalla Gran Bretagna, e che testimoniano della ricchezza delle collezioni pubbliche, private e reali della nazione.
Arte romana del I-II secolo dC, Due levrieri; Leonardo da Vinci, Studi di zampe di cane, 1490-5
L’esposizione è stata in tutta probabilità istigata dal celebre dipinto Doubtful Crumbs, opera di Edwin Landseer e parte della Wallace Collection. Landseer lavorò molto sul rapporto uomo-cane e su come spesso si cerchi di conferire all’animale caratteristiche tipiche dell’essere umano. Con lui si diffondono i ritratti allegorici: superando la tradizione di Stubbs, i cani sono ritratti in contesti narrativi spesso moralizzanti. Nel caso di Doubtful Crumbs, per esempio, un mastino sereno con il suo grande osso è accanto ad un piccolo terrier affamato, chiara allusione alla parabola di Lazzaro e del ricco Epulone. Impressionante e sempre di Landseer è Uncle Tom, dove due carlini non sono altro che la rappresentazione di Tom e sua moglie quando sono venduti al mercato degli schiavi nel romanzo abolizionista di Harriet Beecher Stowe del 1852, La capanna dello zio Tom.
Edwin Landseer, Uncle Tom, 1857
Cani e arte, una passione senza limiti (anche) nell’età vittoriana
La passione per i cani in Gran Bretagna nell’Ottocento non aveva limiti, soprattutto per le razze piccole e rare, che erano ricercatissime. Ecco quindi Ah Cum, uno dei primi pechinesi arrivati su suolo britannico intorno al 1896, sottoposto alla sua morte a tassidermia, e oggi conservato al Natural History Museum.
Ah Cum, tassidermia, circa 1896
Il cane da compagnia non è ovviamente una novità, e la Francia nel Settecento forse ne è la patria, ma pochi ritratti singoli di quell’epoca sopravvivono, soprattutto in Inghilterra. Bellissimi esempi giunti sino a noi sono Tug, il carlino di William Hogarth - modellato dallo scultore francese Roubiliac e eseguito in porcellana - e Tristram e Fox, il collie e lo spaniel di Thomas Gainsborough.
Chelsea Porcelain Factory, Hogarth’s Dog, Trump, 1747-50; Thomas Gainsborough, Tristram and Fox, circa 1775
Amati anche dalla famiglia reale
Un tema, quello del cane dell’artista, che emerge più volte nell’esposizione, quasi a testimonianza della profonda connessione, empatia, amore che spesso si ritrova tra i due. Un grande amore, quello per i cani, dimostrato nei secoli anche dalla famiglia reale britannica, in particolare dalla regina Vittoria e dal principe Alberto. A parte il loro forte legame con il pittore Edwin Landseer e le conseguenti commissioni, rimangono nelle collezioni reali commoventi disegni e incisioni eseguiti da entrambi.
Queen Victoria, Waldina e Waldmann, 1846
Loro figlio, il re Edoardo VII, commissionò alla straordinaria Fabergé ritratti degli animali nella tenuta reale di Sandrigham: sia lui che la moglie, la regina Alexandra, erano in particolare molto legati ai cani e ai cavalli che tenevano laggiù. Vassilka, levriero russo donato ai reali inglesi dalla famiglia imperiale russa, è in argento e quarzo mentre Caesar, fox terrier adorato dal re, è eseguito in calcedonio, oro, smalti e rubini. Fabergé mandò a Sandrigham i suoi scultori migliori, e i modelli in cera approvati da Edoardo VII furono poi mandati a San Pietroburgo per essere eseguiti.
Fabergé, Caesar, 1908; Caesar con re Edoardo VII
Concludono l’esposizione cani più moderni, ma sempre amatissimi. Primo fra tutti Pluto, il cane di Lucian Freud, presenza costante nello studio come racconta il suo assistente David Dawson nell’audioguida – che consiglio di prendere. Pluto e La tomba di Pluto, due prestiti eccellenti che testimoniano l’affetto e il senso di enorme solitudine che la morte dell’adorato whippet – o piccolo levriero - ha portato. L’assenza di arroganza, il pragmatismo, l’impazienza quasi avida, tutti caratteri che il pittore vedeva negli animali, una naturalezza e spontaneità che avrebbe voluto dai suoi modelli umani.
Lucian Freud, Pluto, 1988
Innumerevoli e intimi ritratti di Stanley e Boodgie, i due bassotti di David Hockney, chiudono l’esposizione in modo a dir poco spettacolare. Adottati dal pittore nel 1987, gli sono stati di aiuto fondamentale nei momenti durissimi della morte di molte persone a cui era legato negli anni successivi, divenendo letteralmente loro i suoi nuovi migliori amici. Sempre commovente ascoltare la voce di Hockney nell’audioguida, come pure guardare il piccolo video mentre li dipinge nello studio. I dipinti sono in prestito dalla David Hockney Foundation.
David Hockney, Dog Paintings, 1995
Se è vero che la mostra alla Wallace è molto britannica, è altrettanto vero che la storia del legame tra uomo e cane è universale e senza tempo. Volendo infatti pensare a ritratti italiani, forse non c’è cane più bello di quello Aldovrandi dipinto da Guercino oggi al Norton Simon Museum a Pasadena? In date molto più precoci di Stubbs, è fiero, elegante, fedele. O anche e ancora prima i due cani da caccia di Jacopo Bassano al Louvre?
Jacopo Bassano, Due cani da caccia, c. 1550, Musée du Louvre, Parigi
Guercino, Il cane Aldovrandi, c. 1625, Norton Simon Museum, Pasadena
Per quanto io non abbia mai avuto cani, avrei certamente voluto i due imponenti – 250 cm. di larghezza - quadri Chigi passati da Sotheby’s qui a Londra qualche anno fa: due esemplari che non hanno niente o poco da invidiare a nessuno dei dipinti in mostra alla Wallace e che certamente costano meno tanto di Stubbs che di Freud.
Michelangelo Pace del Campoglio, Levrieri, Sotheby’s, Londra, 4 dicembre 2019, lotti 17 e 18, stima £120-180,000
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In copertina: Edwin Landseer, Doubtful crumbs, 1858-9. Tutte le foto: courtesy Sandra Romito.