New York con la bella stagione: arte imperdibile a Tribeca (e oltre)

Anche quest'anno, la primavera newyorkese si è dimostrata sorprendente: le gallerie e i musei hanno dato il loro meglio con le inaugurazioni dell'art week, dilatata per l'occasione a quasi due settimane fino alla chiusura di Frieze New York. I quartieri interessati sono tantissimi, partendo dall'Upper East Side e concludendo con Tribeca. Quali sono dunque alcune tra le migliori esposizioni della Grande Mela?
Il corpo umano (di spalle) da LGDR nell'Upper East Side
Non possiamo qui non citare la nuova galleria LGDR (con sedi anche a Londra, Parigi e Hong Kong), forse la più bella rivelazione di quest'ultimo periodo. Collocata nell'elegante cornice dell'Upper East Side in un palazzo degli anni '30, la galleria ha inaugurato il suo nuovo headquarters con la mostra Rear View, totalmente dedicata ad opere che rappresentano la figura umana vista "da dietro" (secondo la scuola della Rückenfigur di Caspar David Friedrich). Quadri, sculture e fotografie sono ben calibrati rendendo il mix tra arte moderna e contemporanea particolarmente interessante. Al piano terra si viene subito accolti da Rear View. Divine Interventions (2023) di Urs Fischer, la scultura in cera (con candele accese) che riprende le Tre Grazie (del secondo secolo d.C.) esposte al Met di New York. Interessante il dialogo nella sala riservata ad Agenda 2030 (2019) di Michelangelo Pistoletto (una novella Venere degli stracci), il delicato disegno con figura di donna di Klimt (Liegender Akt nach links, 1913-14) e il dipinto Blonde girl on a Bed di Lucian Freud (1987). Salendo lo scalone liberty della galleria (con due opere di Gnoli e lo splendido quadro Juncture, 1994, di Jenny Saville) si arriva al primo piano, dove coesistono due mondi paralleli. Da un lato opere espressamente più erotiche: i nudi di John Currin (Nude in a Convex Mirror, 2015), Mickalene Thomas (NUS Exotiques #5, 2022), Fernando Botero (The Bathroom, 1989), Félix Vallotton (Étude de fesses, c. 1884) e il video di Yoko Ono Film No.4 (bottoms) v2, 1966-67. Dall'altra invece una rear view sconnessa da concetto stretto di nudità, ma più legata alla fantasia dell'osservatore che guarda una figura umana girata di spalle. Sono qui potenti Sans Famille (1958) di René Magritte, i Gladiatori (1928) di Giorgio De Chirico ma anche la serie fotografica Occupations (Besetzungen, 1969) di Anselm Kiefer.
Louise Giovannelli da GRIMM Gallery a Tribeca
Interessante è anche l'esposizione Soothsay della trentenne londinese Louise Giovannelli, ospitata fino a fine mese dalla GRIMM Gallery (con sedi anche a Londra ed Amsterdam) del quartiere Tribeca (in cui si trova anche The Bean di Anish Kapoor, al 56 di Leonard Street). La parola utilizzata come titolo della mostra - che in lingua inglese si riferisce ad un indovino che predice il futuro - si concentra sul ruolo della bocca umana tra sacro e profano. I lavori esposti, infatti, si sviluppano principalmente sulla serie dell'artista Entheogen, a sua volta basata su due immagini. La prima, un fermo immagine (anni '70) di una donna che riceve l'Eucarestia, viene tagliato e inquadrato per poter essere interpretato in modo decisamente più provocatorio (Entheogen, 2023). La seconda è sempre un fermo immagine di un film degli anni '80, ma questa volta il film è di taglio pornografico (un buon esempio è qui Magdelin, 2023). L'umorismo di Giovannelli è esposto alla luce del sole guardando le due immagini contrapposte: l'innocenza religiosa e la corruzione carnale.
Wangechi Mutu al New Museum nel Lower East Side
Altro punto fermo della primavera nella grande mela è Intertwined, l'esposizione dedicata a Wangechi Mutu dal New Museum della Lower East Side. I quattro piani espositivi (di cui una terrazza panoramica con vista su tutta Manhattan) sono qui totalmente occupati dalle centinaia di opere dell'artista keniota, ricomprendendo dipinti, collage, disegni, sculture (impressionante è Sleeping Serpent del 2014, scultura lunga quasi 10 metri) e video-art. I suoi venticinque anni di carriera prendono qui vita, ben evidenziando l'evoluzione della sua pratica artistica (in termini di materiali) ma anche i temi a lei più cari: il colonialismo, la globalizzazione, la diaspora africana e il femminismo. Il secondo piano è quello che forse meglio trasmette lo stile afrofuturista dell'artista, riunendo la maggior parte dei suoi collage: da Histology of the Different Classes of Uterine Tumors (2006) alla serie Virus (2017-2022), da Yo Mama (commissionata dal New Museum nel 2003) a This You Call Civilization? (2008). Ricordiamo che il record d'asta della Mutu è stato realizzato proprio da uno dei suoi collage, A Little Thought for All Ya'll Who're Thinking of Beating Around the Bush (2004), venduto da Christie's Londra nel 2008 per 204.500 pound.
Yayoi Kusama da David Zwirner a Chelsea
Infine, non può mancare in questa lista la mostra I Spend Each Day Embracing Flowers, esposta alla galleria David Zwirner da Yayoi Kusama. Il nome dell'esposizione - che occupa il gigantesco spazio del quartiere di Chelsea - deriva dalle tre sculture floreali realizzate ad inizio anno dall'artista giapponese, che li ha decorati con i tipici dots. Oltre ai 36 dipinti della serie Every Day I Pray For Love (2021-presente), la mostra ricomprende anche tre grandi sculture a forma di zucca (Aspiring to Pumpkin's Love, the Love in My Heart, 2023) colorate in modo "classico" di giallo con punti neri. Il terzo (e ultimo) pezzo forte della galleria svizzera è l'installazione Dreaming of Earth's Sphericity, I Would Offer My Love (2013). L'infinity room è qui costellata di finestre rotonde colorate, la cui luce naturale e artificiale si intreccia con la presenza dell'osservatore, creando un gioco totalmente immersivo.