Baranzate Ateliers, il nuovo Design District del Fuorisalone milanese

Nicole Valenti
30.6.2022
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A Milano e dintorni continuano a fiorire nuovi distretti dedicati al design. Collezionismo e impresa si uniscono, intercettando domande sempre nuove. Ne abbiamo parlato con i protagonisti

Alla seconda edizione, dopo quella di settembre 2021, la factory belga torna in scena con grandissimo successo con l’esposizione di Baranzate Ateliers. Il progetto è ideato dal designer, artista e architetto d'interni belga Lionel Jadot già conosciuto per il suo Zaventem Ateliers: ex terreno industriale dismesso di 6000 mq diventato luogo di creazione, produzione, scambio e sperimentazione dedicato al design.

Per la sua seconda partecipazione al Fuori Salone, Zaventem Ateliers, insieme agli amici Galerie Philia, Everyday Gallery, Modern Shapes, Ben Storms, Atelier Serruys, Mircea Anghel e Bela Silva, dà risalto al quartiere di Baranzate, finora assente dalla fiera.

Si tratta di un ampio spazio di 3000 mq ex fabbrica Necchi di macchine per cucire, un terreno industriale dall’architettura straordinaria all’interno del quale sono stati presentati progetti e creazioni dei designer e artisti degli Atelier Zaventem e delle gallerie amiche sopracitate.

Oltre alla particolarità di questa maestosa location industriale, l’evidenza va all’eleganza e all’abilità nell’allestire gli immensi spazi. La scelta di artisti e designer è altresì riuscita, in mostra opere e oggetti di collectible design che raccontano una storia di materiali e lavorazioni uniche nel loro genere, aprendoci ad un ricco panorama sulle migliori realtà legate al design contemporaneo.


Krjst Studio

Ho scambiato qualche parola con Lionel Jadot che ci racconta il suo progetto, esso nasce come la naturale estensione di Zaventem Ateliers che si pone nel mondo del design come un acceleratore, una piattaforma per la creatività condivisa. I designer che fanno parte della famiglia Zavetem sono personalità uniche, forti e di grande talento. Esplorano senza sosta i confini tra arte e design con onestà e passione, il materiale è la loro religione. Lionel continua spiegandoci che portare il design in periferia è davvero un messaggio politico: “Mettiamo un luogo sulla mappa, fuori dai sentieri battuti, con tutte le difficoltà che questo rappresenta, ma ci crediamo, e creare una destinazione permette anche un bell'incontro con chi ci visita. Tutto è legato alla qualità”.


Galerie Philia

Il sogno di Lionel non si ferma alla settimana del design, il suo desiderio è quello di realizzare anche qui un concept come Zaventem Ateliers, gestito da italiani per italiani. “Milano avrebbe un posto unico nella produzione di design da collezione: Baranzate Ateliers!”

La visione di Lionel è un incredibile mix fra narrativa, ricerca e inclusione, la visione è quella di “famiglia” infatti come lui ci racconta. “Fin dal primo giorno abbiamo aperto le porte al pubblico anche per gli eventi! Questa è la nostra filosofia negli atelier di Zaventem e l'abbiamo portata a Baranzate per la settimana del design!”. Jadot conclude dicendoci che ci sono già delle idee pazzesche per la prossima edizione e che c’è ancora un anno di tempo per sognare ancora più in grande.


Dim Atelier - Mircea Anghel

Fra gli artisti in mostra vorrei citarne alcuni con cui ho avuto il piacere di confrontarmi sulla loro recente esperienza in questa passata Design Week, si tratta di Ben Storms, Arno Declercq, Pierre Coddens e Adeline Halot. La prima cosa a colpirmi e la comune opinione sulla piena riuscita dell’evento che ha avuto successo da più punti di vista, infatti oltre ad aver messo gli espositori in contatto con collezionisti e acquirenti ha anche create uno speciale legame di scambio e unione fra i designer stessi. Il distretto di Baranzate ha dato grande visibilità agli artisti presenti che si sono sentiti rappresentati al meglio da questa realtà nascente. In particolar modo hanno avuto la possibilità di entrare in contatto diretto con collezionisti di settore in modo da creare, come mi hanno raccontato gli artisti, rapporti umani oltre che lavorativi.

Di seguito quattro brevi interviste ad alcuni dei protagonisti di Baranzate Ateliers che ci introdurranno brevemente il loro lavoro e la loro visione del design.


Everyday Gallery


BEN STORMS


Che cos’è per te il design?

Questa è una domanda importante: il design è ovviamente in ogni cosa, non da ultimo nel mondo invisibile. Come funzionerebbe una società non progettata? Penso che si possa dire che ogni cosa costruita dall'uomo (edifici, concetti, idee, leggi, ecc.) sia stata progettata. Ha senso?

Detto questo, per me nel mondo del design da collezione, molto dipende dalle emozioni.

Quando una creazione riesce a toccare me, o qualcun altro a livello emotivo, credo che abbia buona ragione di esistere. La mia attenzione viene catturata prima di tutto dall’impatto emozionale dell’opera.

Se il pezzo è interessante anche per altri aspetti, come la costruzione, i materiali, la funzione e se è innovativo per una di queste ragioni, colpirà comunque la mia attenzione. Personalmente credo che si debba trovare un equilibro fra le parti in modo che convivano assieme nello stesso oggetto.

Cosa caratterizza il tuo lavoro?

Credo che il mio lavoro sia guidato principalmente dalla ricerca su materiali e tecniche di lavorazione che sono gli elementi che più ispirano le mie creazioni. Dal punto di vista dell’artigianato tradizionale, ogni materiale presuppone una specifica lavorazione che si ripete da tempi molto antichi. Tutti noi designer sappiamo che è quasi impossibile far lavorare un artigiano sul materiale che ha scelto, in un modo diverso, infatti la risposta iniziale a proposte innovative è sempre: "Non si può fare perché non è così che si fa! Fine del discorso”.

Io stesso ho avuto una formazione artigianale, anche se minima, quindi ne so qualcosa. Inoltre, sono cresciuto in un'azienda di famiglia che commerciava in vecchi materiali edili di recupero; da bambini io e mio fratello aiutavamo a pulire e sistemare tutto ciò che mio padre aveva acquistato, dalle vecchie finestre ai pavimenti in marmo fino ai pezzi d'antiquariato.

È qui che credo sia iniziato la mia passione per il design, oltre a trovare ispirazione nei materiali, mi piace giocare con la percezione degli stessi, ingannare lo spettatore facendone un particolare uso, alcuni dei miei lavori sono infatti molto pesanti ma appaiono leggeri come un morbido cuscino che in realtà è realizzato in marmo e viceversa. Utilizzo un linguaggio che si basa sui contrasti. Il mio processo creativo nasce da idee e concetti che visualizzo nella mente, durante la realizzazione alcune cose possono cambiare per poi tornare a un’idea primordiale.

PIERRE CODDENS


Che cos’è per te il design?

Il design è una forma d'arte il cui soggetto sono le persone e il loro modo di vivere. Considero gli oggetti come sculture funzionali. Il nostro rapporto con l'oggetto è infatti sia fisico che emotivo.

Cosa caratterizza il tuo lavoro?

Disegno e creo oggetti in modo istintivo. Mi interessa l'anima che viene emanata da un manufatto plasmato dall’uomo. Le mie creazioni affondano le radici nei movimenti del Post Minimalismo e Radical Design.

Il mio lavoro è da un lato una ricerca sul significato dell'oggetto e dall’altro uno studio su forme, materiali e texture alla ricerca di armonia, equilibrio e universalità.

ARNO DECLERCQ


Che cos’è per te il design?

Il design è la libertà di creare ciò che voglio per me stesso, con o senza una funzione. Per me il design rappresenta uno stile di vita in cui posso esprimere ciò che amo e sento attraverso la forma, per condividerlo illimitatamente con il mondo per un lungo lasso di tempo.

Cosa caratterizza il tuo lavoro?

L’aspetto grezzo, le proporzioni sottili e molte sfumature di nero create da texture e da un particolare uso dei materiali con un gioco di ombre fatto di pieni e vuoti.

ADELINE HALOT


Che cos’è per te il design?

Raccogliere, sentire e diffondere. Mi piace l'idea di un approccio personale scosso dall'interazione con gli altri, atto ad innescare un processo in grado di sconvolgere il progetto iniziale.

Nel mio approccio, design significa dialogo tra ricerca tecnica/tecnologica e libertà creativa. Mi piace sviluppare processi complessi per ottenere un risultato leggibile. Il design è la comunicazione tra tecniche, materiali, forme e la sua interazione con lo spazio.

Cosa caratterizza il tuo lavoro?

L'idea è quella di condividere le sensibilità in modo istintivo.

Creo materiali, ho un'ossessione per i minerali e le piante che con le loro forme descrivono rilievi, curve e colori. La tessitura è uno dei processi che più utilizzo, essa mi permette di esprimere tutto questo. Tesso fili di metallo e lino, due materiali con proprietà molto diverse, la superficie di queste creazioni si anima a seconda del fascio di luce che la colpisce, è tutta una questione basata sulla riflessione. Amo molto anche le collaborazioni con altri artisti e designer che mi spingono ad aprire gli orizzonti verso la creazione di oggetti nuovi e sorprendenti.

Opinione personale dell’autore
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Nicole Valenti è una designer. Altoatesina, si laurea in decorazione con specializzazione in design e arti multimediali all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove vive. Contestualmente, si diploma in grafica alla scuola Internazionale di Comics della stessa città. Subito dopo la laurea, insegna nella sua accademia per la cattedra di decorazione. Nel 2018 fonda lo studio NIVA design, fra le cui eccellenze produttive figura la maniglia, reinterpretata traendo ispirazione da un immaginario vivido, non estraneo al mondo onirico. Attualmente Nicole collabora tramite il suo studio con artisti e designer internazionali come pure con gallerie di collectible design, sempre sperimentando e ricercando nuove modalità espressive.

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