A giudicare dalla crescita dell’offerta e dell’interesse dei gestori, il private debt sembra proprio sulla cresta dell’onda. Per i big del settore come Blackstone è “un momento d’oro” per questa tipologia di investimento alternativo. Un giudizio che, stranamente, si trova in deciso contrasto con quello dell’agenzia di rating Moody’s, che vede in arrivo un grande test di resistenza per il comparto: il prossimo picco dei default societari. Sarebbe infatti la prima ondata di insolvenze che il private debt si troverebbe ad affrontare da quando la sua dimensione ha fatto il grande balzo in avanti – nell’epoca dei tassi rasoterra.
Secondo il fornitore di dati specializzato Preqin, gli asset gestiti a livello globale dal private debt sono arrivati a 1.400 miliardi di dollari a fine giugno del 2022 (ultimo dato consolidato disponibile), oltre il doppio rispetto a cinque anni prima. Stando al rapporto più recente, 34 fondi di private debt hanno raccolto nel secondo trimestre di quest’anno 71,2 miliardi di dollari.
Private debt, fra rischio e opportunità
E’ un momento interessante per scommettere sul debito non quotato, o è solo un momento particolarmente rischioso? Rispetto all’investimento obbligazionario tradizionale il private debt è più rischioso, anche se nell’ambito degli investimenti alternativi quella del debito privato è considerata una delle categorie meno aggressive. “Gli investitori investono comunemente nel debito privato attraverso fondi non quotati, che offrono interessanti rendimenti corretti per il rischio, in particolare in un contesto di bassi tassi di interesse”, afferma Preqin nella sua pagina di presentazione dedicata a questa particolare asset class. Cosa succede, invece, se i tassi sono in forte aumento?
Il rapido rialzo dei tassi osservato fra il 2022 e il 2023 potrebbe avere un impatto importante sulla solvibilità delle società appoggiate dal private equity e dal private debt (che vanno spesso in tandem), avevano affermato gli analisti di Moody’s lo scorso 21 giugno. “Le società in portafoglio sostenute dal private equity con un elevato grado di leva finanziaria sono soggette a obblighi di servizio del debito molto più elevati, poiché la maggior parte del loro debito è a tasso variabile”, si legge nel rapporto dell’agenzia di rating, “molte di esse non riusciranno a rispettare le previsioni aziendali e la redditività subirà un duro colpo. Tra gli emittenti in difficoltà con rating B3 negativo o inferiore, oltre il 70% è costituito da aziende sostenute dal private equity”.
A fronte di questi maggiori rischi perché sarebbe, allora, un “momento d’oro” per il private debt? Perché numerose società di gestione, come BlackRock, intenzionate ad espandere la propria presenza su questo segmento? La risposta starebbe proprio nei tassi d’interesse elevati e nel minor rischio di questa asset class rispetto al private equity: così, il debito privato può offrire un profilo di rischio/rendimento relativamente più interessante. “Blackstone e Apollo, due dei maggiori gestori alternativi al mondo, hanno registrato una forte raccolta di capitali nelle loro piattaforme di debito privato nel primo trimestre del 2023, anche se la raccolta di fondi nei fondi di private equity è rallentata notevolmente”, ha notato Moody’s, “è probabile che l’attrattiva relativa del credito privato rispetto ad altre classi di attività del mercato privato in termini di rischio/rendimento persista nell’attuale contesto”.
Per quanto riguarda il mercato americano, di gran lunga il più importante per asset gestiti dal private debt con oltre 1.000 miliardi di dollari, la stretta sulla regolamentazione bancaria in arrivo dopo il caso Svb potrebbe dare ulteriore slancio al private debt. Come affermato durante la presentazione dei dati sul secondo trimestre dal ceo di JP Morgan, Jamie Dimon, rivali come “Apollo e Blackstone” stanno “ballando per strada” all’idea che le banche tradizionali dovranno avere requisiti di capitale più stringenti. Ciò lascerebbe più spazio per forme di credito assai meno regolamentate, come il private debt.
Una nicchia in espansione
Nei portafogli degli investitori individuali il private debt è una nicchia in espansione: a inizio anno un sondaggio di Goldman Sachs aveva mostrato come le famiglie ultra facoltose detenessero appena il 3% dei propri capitali in private debt, anche se il 30% degli intervistati aveva dichiarato di voler incrementare tali posizioni nei successivi 12 mesi. Il fatto che il rendimento aumenti di pari passo con l’incremento dei tassi d’interesse (prestiti a tasso variabile) è l’aspetto più apprezzato dagli investitori Hnw. E’ anche lo stesso elemento che potrebbe mettere sotto pressione la solvibilità delle imprese che avevano ricevuto finanziamenti nel 2021, quando il costo del denaro era nettamente più basso. Per il momento S&P Global Ratings prevede che il tasso dei default sulle imprese americane a rating speculativo salirà al 4,25% entro marzo 2024, dal 2,5% del marzo di quest’anno. Per le omologhe europee il tasso dovrebbe salire al 3,6% nello stesso periodo, dal 2,8% del marzo scorso.
“Se c’è un deterioramento del credito, e di certo ce lo si aspetta considerando l’andamento dei tassi, i tassi di insolvenza aumenteranno per le società indebitate”, ha affermato in un’intervista a Penta Ana Arsov, co-head of global banking di Moody’s, “la maggior parte di questo mercato [del private debt] si trova in un mondo opaco”, con rischi che non diventeranno evidenti “finché non si riverseranno sull’economia generale”.
LE OPPORTUNITÀ PER TE.
Con tassi previsti ancora al rialzo, su quali megatrend conviene investire?
Il metaverso rappresenta un’opportunità di investimento: come fare?
Gli advisor selezionati da We Wealth possono aiutarti a trovare le risposte che cerchi.
TROVA IL TUO ADVISOR