Le aziende dovranno sostenere l’onere organizzativo dei controlli e assumersi le conseguenti responsabilità legali
In caso di violazioni, si parla di sanzioni pecuniarie da 400 a 1.000 euro, sia a carico dell’esercente che dell’utente
Mauro Bussoni, Confesercenti: “Necessario eliminare aspetti contraddittori ingiustificati. E sospendere il discorso delle sanzioni, almeno in una prima fase”
La data è ormai definita: a partire dal sei agosto tutti gli individui con un’età superiore ai 12 anni dovranno disporre del green pass per accedere a eventi sportivi, spettacoli, sagre, fiere, convegni, congressi, musei, parchi tematici e di divertimento, centri termali, sale gioco, sale scommesse, sale bingo, casinò, teatri, cinema, concerti e concorsi pubblici. Ma anche alle attività al chiuso in piscine, palestre, centri benessere e sport di squadra, oltre a bar e ristoranti (resta esclusa la consumazione al bancone o all’aperto). Serrate le discoteche. Un provvedimento “punitivo” per gli imprenditori, nelle parole di Mauro Bussoni, segretario generale di Confesercenti. E che richiede una correzione che “eviti l’esasperazione” ed elimini “aspetti contraddittori ingiustificati”.
Le aziende, infatti, dovranno sostenere l’onere organizzativo dei controlli e assumersi le conseguenti responsabilità legali. In caso di violazioni nel verificare il possesso di un’idonea certificazione, si parla di sanzioni pecuniarie da 400 a 1.000 euro, sia a carico dell’esercente che dell’utente. E qualora si ripetessero nel tempo (per tre volte in tre giorni differenti), è prevista anche la chiusura dell’attività per un periodo di tempo che va da 1 a 10 giorni. “Credo che alla base di questo provvedimento ci sia la volontà del governo di trovare una soluzione immediata per accelerare la campagna vaccinale, piuttosto che cercare un effetto preciso dal punto di vista della prevenzione. Ma riteniamo ingiustificato che tutta la responsabilità cada sugli imprenditori”, dichiara a We Wealth Bussoni. “Quantomeno vorremmo che il discorso delle sanzioni venga in una prima fase sospeso e si lasciasse nelle loro mani una gestione meno apprensiva, più duttile e flessibile. Senza dimenticare le problematiche relative alla veridicità dei documenti. Dobbiamo fare tutti insieme quello che è necessario per favorire il maggior numero di vaccinati, ma al tempo stesso non dovremmo imporre troppi divieti ad aziende che hanno già vissuto in questi 16 mesi restrizioni e problemi di natura economica notevoli. Affidiamoci di più alla responsabilità delle persone”.
Secondo l’esperto, non mancano tra l’altro degli aspetti contradditori. È il caso per esempio delle fiere che, differentemente dai mercati, rientrano nel novero dei settori coinvolti nel provvedimento. Sebbene siano “pochissime” quelle soggette a un “afflusso particolare” di persone, spiega. “Anche per le discoteche si poteva fare uno sforzo di natura diversa. Fermo restando che ci sia un obbligo da parte di tutti di favorire la massima copertura delle vaccinazioni e garantire che tale copertura consenta di lavorare quasi in serenità,
occorre una gestione più collegiale, sentendo direttamente gli imprenditori ed evitando l’esasperazione. Oltretutto,
invitiamo i gestori a fare in modo che tutti i dipendenti siano vaccinati. Tutte le nostre sedi sono disponibili per fornire le informazioni del caso”, conclude Bussoni.
Intanto, la presidente di Confesercenti Patrizia De Luise ha inviato una lettera al presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi per chiedere di aprire un tavolo tecnico e avviare un confronto con le associazioni che rappresentano le imprese interessate dalle limitazioni. “Il completamento del piano vaccinale è una salvaguardia per il ritorno a quella normalità che in questi ultimi mesi pareva finalmente a portata di mano”, scrive De Luise. “Le nostre imprese hanno fatto e faranno di tutto, come sempre, per fare la propria parte”, ricorda, ma non manca di rilevare come “questo ultimo decreto ponga a carico di alcuni imprenditori” incombenze “di particolare onerosità e, in taluni casi, di impossibile gestione”.
A sollevare alcune perplessità anche Lino Enrico Stoppani, presidente della Federazione italiana pubblici esercizi, che sottolinea come il 40% degli esercizi a livello nazionale non disponga di aree esterne e 18 milioni di persone non risultino ancora vaccinate. “18 milioni di clienti che certe attività rischiano di perdere”, avverte. “Sono misure che creano un impatto economico, un impatto organizzativo e che assegnano responsabilità individuali e collettive alla categoria. Le ritengo inefficaci”. Quanto ai controlli, secondo Stoppani sottrarranno tempo agli imprenditori e creeranno problemi anche sui temi della privacy e dell’identità della persona. “Avremmo preferito che il green pass funzionasse come la patente, che controllassero le forze dell’ordine”, dichiara, sanzionando e colpendo “il trasgressore, non il pubblico esercizio”.
Le aziende dovranno sostenere l’onere organizzativo dei controlli e assumersi le conseguenti responsabilità legaliIn caso di violazioni, si parla di sanzioni pecuniarie da 400 a 1.000 euro, sia a carico dell’esercente che dell’utenteMauro Bussoni, Confesercenti: “Necessario eliminare aspetti contrad…