La stella del posto giusto e del momento giusto. È quella sotto cui nasce la start up benefit Reasoned Art: agli albori del 2020, inconsapevolmente appena prima dell’accelerazione digitale determinata dalla pandemia. Il suo obiettivo? Valorizzare l’arte digitale grazie alle possibilità offerte dal web3. Un’impresa nata dall’incrocio fortunato e non fortunoso di volontà e talento, quello di Giulio Bozzo (ceo) e Andrea Marec (cfo), all’epoca ancora giovanissimi studenti universitari: Conservazione e Valorizzazione dei Beni Culturali Giulio (a Genova), Economia e Scienze Sociali Andrea (alla Bocconi di Milano). E dall’incontro con i capitali giusti, come quelli di Woori Technology Investment, fondo coreano decisivo nella chiusura del secondo round (1,4 milioni di euro) a inizio anno. Oggi, a maggio 2023, Reasoned Art può dirsi titolare di tre linee di attività: Curated Digital Art Gallery, Brand Collaborations, Monuverse. In cosa consistono?
Lorenza Liguori, Ara Pacis
Giulio Bozzo (sinistra), Andrea Marec (destra)
Cosa fa Reasond Art?
Lo abbiamo chiesto a entrambi gli startupper. “La prima è l’attività con cui nasciamo, la galleria di arte digitale, pensata per esporre e valorizzare gli artisti in luoghi non (solo) virtuali, certificando le opere con gli nft. Una prima galleria marketplace con un profondo lavoro di curatela a livello espositivo”. Di quale blockchain vi avvalete per certificare le opere? Polygon: è una sidechain di Ethereum, a basso impatto ambientale e molto più rapida”. Certificate solo opere native dell’era blockchain? “Sì”. Questa prima attività riscuote l’attenzione di brand come Adidas Originals e Bulgari, che intendono avvalersene per la promozione dei propri prodotti. Nasce così a fine 2021 – dalla richiesta del mercato – la seconda linea di business (B2B) di Reasoned Art, Brand Collaborations. “Abbiamo l’ambizione di essere un po’ quello che Depero era per Campari. Vogliamo compiere una rivoluzione artistica e culturale”.
La terza attività commerciale della startup – forse il suo fiore all’occhiello – è Monuverse, punto di congiunzione fra fisico e digitale, “veicolo dell’interpretazione che gli artisti digitali fanno del passato e delle sue eredità culturali locali, nazionali internazionali. Per conservarle e valorizzarle”. Il primo progetto è partito col videomapping dell’Arco della Pace a Milano (e con la vendita dei primi 1.111 nft) nel Capodanno 2022. “Abbiamo fatto giurisprudenza”, afferma Andrea Marec: “Grazie all’accordo con la Sovrintendenza dei beni culturali di Milano abbiamo potuto tokenizzare un monumento rivisitato da un artista digitale tramite modello 3D, creando un’opera terza, vendibile tramite nft. Per la prima volta, si è applicata l’arte digitale a un bene storico, pubblico”.
Giovanni Motta, Under the Rock
Ma com’è che questi due ragazzi liguri nati al volgere del millennio sono arrivati fin qui? Giulio si appassiona all’arte ultra contemporanea durante i suoi studi. Sui social ha modo di conoscere artisti digitali il cui grande successo a livello di community non trova riscontro analogo nel sistema ufficiale dell’arte. Inizia quindi a chiedersi come veicolarli a un pubblico più esteso. Organizza una prima mostra a Genova grazie a un bando universitario. A fine 2019, durante la specialistica allo Iulm, approfondisce la conoscenza del mondo blockchain e nft. Ne afferra le potenzialità. Elabora il business model di Reasoned Art e a inizio 2020 conosce Andrea grazie ad amicizie comuni. I due – complice lo stop forzato imposto dal covid – iniziano a lavorare al progetto in maniera strutturata. Pur provenendo da background diversi, si allineano verso l’obiettivo comune, anche grazie al percorso di incubazione fatto con Grownnectia. La successiva salita a bordo di figure specializzate aiuta a consolidare la squadra operativa.
Evento all’ex Macello, Milano
“Risulta fondamentale in questa fase anche il mentoring del professor Stefano Armando Ceci (Iulm), formazione e stimolo quotidiano”, rivelano i due. Dopo l’incubazione e la chiusura del primo round di investimenti, l’accelerazione in LUISS Enlabs. Come si è aperto l’accesso coreano? “È stato direttamente il fondo Woori Technology Investment a contattarci. Il round di investimento ha visto il follow-on dei precedenti investitori – LVenture Group e Rosario Bifulco – e l’ingresso di B Heroes, MetaVenture Holding, Urania e alcuni business angels nazionali”.
Sogni per un futuro “monuversale”
Arrivati a questo punto, quali sono le vostre prospettive, i vostri sogni? Risponde Giulio: “Vogliamo replicare il modello Monuverse a molti più monumenti, arricchire l’esperienza utente di attività che esulano dalla mera vendita dell’asset, creando una piattaforma la più performante possibile. Costruire un ecosistema per dare valore all’educazione umanistica, per andare oltre l’esperienza passiva del libro grazie a tool da utilizzare nelle scuole: magari un avatar che funga da Virgilio grazie all’IA”.
Quali sono le istanze più comuni nei digital artist? Sempre Giulio: “Quelli racchiusi nell’acronimo esg: ambiente sostenibilità governance; ma anche i temi delle identità fisica e digitale, i timori sulla sempre più pervasiva connessione uomo-macchina. Mi interessa il campo di indagine, il ragionamento più che il livello estetico. Calibrare le necessità della galleria con quelle dell’arte”. Qual è il sentimento che vince? “Il pessimismo; vi è più distopia che utopia”. Cosa vi è piaciuto del mondo ‘wealth’, cosa meno? “Amiamo interfacciarci con realtà nuove, imparare di continuo, fare network. Un aspetto meno gradevole è invece quello di dover rendere subito conto delle metriche. Il contatto con la Corea ci ha aperti a una realtà in cui abbiamo riscontrato maggiore attenzione alle persone, alle idee. Il progetto Monuverse è piaciuto per la sua visione. Spesso si è tenuti a dover dare risposte che sono ‘sulla frontiera’. Se già le avessimo, non staremmo qui”.
Arco della Pace, Milano