Negli ultimi due anni la Finanza Decentralizzata è cresciuta enormemente. Tra tutti i digital secondo molti i security token sono quelli che nei prossimi anni potrebbero cambiare di più il volto della finanza
Secondo la società di ricerca Grand View Research, nell’arco di un decennio il mercato dei Non Fungible Token (Nft) potrebbe aumentare il proprio valore e superare la soglia dei 230 miliardi di dollari
Le asset class alternative sono quelle che potrebbe più beneficiare dall’adozione diffusa dei security token: il mercato sarebbe più liquido e gli investitori potrebbero accederci più facilmente
Tra le innovazioni più interessanti che ha dato alla luce la crittografia, c’è quella della tokenizzazione degli asset digitali e reali. I relativi token, in gerco tecnico, prendono i nomi di “non fungible-token” e “fungible token”. Sono soprattutto quest’ultimi – anche definiti security token – che potrebbero rivelarsi presto una vera e propria rivoluzione per l’industria finanziaria. Di che cosa si tratta?
“I security token sono assimilabili ad una cartolarizzazione di asset class alternative, o anche tradizionali, che sfruttano la velocità e l’efficienza della tecnologia blockchain. Questi asset vengono, infatti, inseriti in uno smart contract e digitalizzati attraverso un token che ne garantisce l’autenticità e la proprietà attraverso la tecnologia Dlt (Blockchain distributed ledgers technology)” spiega Giorgio Medda, amministratore delegato e global head of asset management & fintech del Gruppo Azimut.
I vantaggi della tokenizzazione
Per gli investimenti quale sarebbe il vantaggio? Rendere asset illiquidi, come quelli dell’economia reale, liquidi. “La tokenizzazione di un asset reale permette l’accesso a un pubblico più vasto. L’asset in questo modo può essere scambiato non più tra due persone ma tra una moltitudine di soggetti” commenta Niccolò Filippo Veneri Savoia, Founder & Ceo di Look Lateral, nonché presidente di Dexx, che è convinto che siamo innanzi a una vera e propria rivoluzione. “Nel 2017 si è verificato il boom delle Ico, il secondo prodotto creato sulla blockchain dopo le criptovalute. La seconda grande novità è stata quella degli Nft, con il diffondersi di piattaforme ad essi dedicati. A breve arriveranno anche piattaforme di tokenizzazione di prodotti finanziari: sarà la terza grande ondata e arriverà tra il 2023 e il 2024. Stiamo lavorando per essere i primi” prosegue Veneri Savoia. Dello stesso avviso è il ceo di Azimut, secondo cui la portata dell’innovazione dei security token è assimilabile a quella introdotta con i primi fondi comuni di investimento negli anni Ottanta. “Stiamo esplorando nuovi territori che in un futuro non molto lontano rivoluzioneranno l’industria dell’asset management dove gli asset illiquidi, ricercati per la loro capacità di generare performance positive, possono essere resi liquidi e trasferibili consentendo di raggiungere una diversificazione di portafoglio reale e democratica, accessibile a tutti gli investitori” spiega Medda.
Azimut è stata tra le prime società di asset management ad accorgersi dell’enorme potenziale dei security token. Nell’aprile del 2021 ha lanciato un security token (AZIM) che cartolarizza un portafoglio di 5 milioni di euro di prestiti alle piccole e medie imprese italiane. “Il token porterà diretti benefici ai mercati dei capitali, rendendoli più equi ed efficienti, e alla diversificazione dei patrimoni. Inoltre, la possibilità di frazionare il diritto proprietà di un asset finanziario e assicurarne la trasferibilità agli investitori in modo immediato grazie all’attivazione della DLT, permette di superare i limiti e i costi tipici dell’intermediazione” continua Medda.
I security token e la consulenza finanziaria
Si tratta dunque di strumenti che possono rientrare nel perimetro della consulenza finanziaria? “Al momento il nostro security token AZIM è stato utilizzato nella costruzione dei portafogli di alcuni nostri fondi di credito alternativo domiciliati in Lussemburgo e dedicati alla clientela professionale. Il contesto normativo è in evoluzione e quindi un domani non troppo lontano anche questi strumenti rientreranno nel perimetro della consulenza finanziaria al privato e al retail, come già sta avvenendo per esempio per gli strumenti che investono in altri digital asset. A novembre 2021 abbiamo lanciato AZ RAIF I Digital Asset Opportunity, fondo di investimento alternativo di diritto lussemburghese, focalizzato su una strategia di venture capital nel fintech nel Sud-Est Asiatico e in Europa, in co-gestione con SBI, gestore giapponese tra i principali investitori al mondo nel settore e Sygnum Bank, prima banca svizzera operante totalmente sulla blockchain con la supervisione del regolatore svizzero FINMA, mentre nel 2022 abbiamo presentato AZ RAIF” spiega Medda. D’interesse è
in particolare la partnership con Sygnum Bank,
sulla cui piattaforma è già scambiabile il token
di Azimut. È prevedibile che nei prossimi mesi
si assisterà a nuove partnership tra banche interessate ad integrare nella propria offerta questi
strumenti e piattaforme che ne permettono lo
scambio.
Come poter investire in un security token?
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Le piattaforme che scambiano security token
Come funzionano le piattaforme che
si occupano di tokenizzazione di asset reali?
“Ogni piattaforma ha il proprio iter procedurale,
anche in base alla giurisdizione in cui è basata.
Ci sono tuttavia passaggi che sono comuni, tra
cui: la due diligence sull’asset e sul proprietario, la tokenizzazione e il collocamento sul mercato primario. In alcuni casi è poi previsto il mercato secondario” spiega Veneri Savoia che ribadisce come per un investitore tradizionale sapere che la sua quota di fondo può essere venduta in maniera molto più efficiente su un mercato secondario basato su blockchain è sicuramente un aspetto che attrae: “Il fatto che ci siano degli asset tendenzialmente illiquidi che diventano non solo accessibili a un pubblico più vasto, ma anche liquidi – ovvero possono essere scambiati ogni giorno – è una grandissima conquista per ogni tipo di asset. La blockchain ha introdotto uno strumento molto potente in questo senso, gli automatized market maker, che consentono di negoziare asset digitali in modo automatico senza che ci sia una controparte. È un meccanismo che alimenta non solo la liquidità, ma anche la percezione di essa, fondamentale in un marketplace dove ci sono anche investitori retail. Un chiaro e stabile quadro regolamentare consentirà poi l’arrivo anche degli investitori istituzionali, necessari per dare quella base di liquidità fondamentale al mercato” conclude Veneri Savoia.
(articolo tratto dal magazine We Wealth di febbraio)