Il 16 maggio scorso si è conclusa a New York la nona edizione americana di TEFAF (The European Fine Art Fair), ospitata per cinque intensi giorni negli spazi di Park Avenue Armory nell’Upper East Side. La fiera – decisamente più improntata all’arte moderna e contemporanea rispetto alla classica edizione olandese – ha ospitato novantuno gallerie (tra cui le italiane Robilant + Voena, Galleria Continua, Tornabuoni Art, Cardi Gallery, Mazzoleni e Massimo De Carlo) sui due piani dell’edificio rinnovato dallo studio svizzero Herzog & de Meuron. Ogni gallerista ha ricevuto 30 metri quadri di spazio disponibile, nella main room (elegantemente ricoperta di velluto dai toni chiari) o in una delle quindici stanze storiche dell’edificio (va qui fatta menzione speciale per gli spazi egregiamente curati dal gioielliere Boghossían, la stanza della Galerie Chenel di Parigi arredata con statue romane antiche, e lo spazio della Galerie Mitterrand, con importanti pezzi di design di Claude e François-Xavier Lalanne).
Nel complesso, il livello di TEFAF New York – con gli attesi bouquet di fiori e l’offerta di ostriche e champagne – si è riconfermato altissimo. I collezionisti – tra cui tanti nomi del mondo del cinema (sono stati avvistati Woody Allen, Emily Blunt, Scarlett Johansson e Sienna Miller) – hanno affollato gli spazi della “piazza d’armi” sin dalla sera della preview insieme ai rappresentanti di importanti istituzioni museali. I galleristi (supportati dai tanti bollini rossi indicanti le opere vendute) hanno espresso la soddisfazione rispetto alla vendita dei pezzi offerti, dal valore medio non superiore al milione di dollari (con particolare eccezione del quadro di Jean-Michel Basquiat offerto dalla Galleria Van de Weghe per 22 milioni di dollari). Inoltre, il presidente dell’executive committee di TEFAF, Hidde Van Seggelen, ha sottolineato la maggiore presenza di opere di artiste donne rispetto agli anni passati e le buone vendite registrate da parte di pezzi femminili.
Le opere di Meret Oppenheim alla galleria Di Donna
Particolarmente interessante in tal senso è stato lo spazio della galleria newyorkese Di Donna, che ha proposto ai collezionisti una selezione di lavori dell’artista svizzero-tedesca Meret Oppenheim (in parte esposti alla retrospettiva già presentata lo scorso marzo al MoMA). La Oppenheim, amica di Man Ray, Max Ernst e Marcel Duchamp, è stata una delle più importanti esponenti del Surrealismo. Emmanuel Di Donna (che ha rinnovato il proprio interesse per le artiste di questa corrente, tra cui anche Leonora Carrington e Dorothea Tanning), ha venduto la maggior parte delle opere della Oppenheim tra i 33.000 e il milione di dollari, a eccezione di una scultura (probabilmente L’Écureuil (Squirrel) (1969), ovvero il calice di birra con pelliccia di scoiattolo) venduta ad un museo americano per una cifra non dichiarata al pubblico. Similmente, la galleria londinese Hazlitt Holland-Hibbert ha dedicato uno stand all’artista ultra-novantenne Bridget Riley, vendendo due lavori su carta per 200.000 dollari ciascuno e un quadro per un prezzo non dichiarato. La Galleria Hyundai di Seoul, ha esposto le opere su carta dell’artista coreana Minjung Kim, vendendole per cifre comprese tra i 44.000 e i 152.000 dollari. White Cube ha venduto due quadri di Tracey Emin e lavori di Marlene Dumas, mentre LGDR (la nuova galleria di Dominique Lévy, Brett Gorvy, Amalia Dayan e Jeanne Greenberg Rohatyn) tre lavori di Lynne Drexler. Infine, la galleria parigina Nathalie Obadia ha venduto i quadri dell’artista Shirley Jaffe tra i 250.000 e i 300.000 dollari, mentre Thaddaeus Ropac ha venduto quasi tutta la monografica di Martha Jungwirth.
Lo stand della galleria Thaddaeus Ropac
Anche gli artisti maschili hanno infiammato Park Avenue Armory, a partire dal record “formalmente dichiarato”: la scultura a forma di scimmia (1992) di François-Xavier Lalanne, venduta per 1.7 milioni di dollari dalla Galerie Mitterrand. White Semaphores (1962) di Alexander Calder è stata venduta da White Cube per 1.1. milioni di dollari, mentre il quadro di Ohne Titel (2008) di Günter Forg è stato comprato per 1.5 milioni di dollari. La galleria newyorkese Gladstone ha venduto tutte le opere dello stand dedicato ai dipinti Thai (1983) di Robert Rauschenberg, dal valore di 90.000 dollari l’uno. Similmente, Wall Dark Blue (2022) di Sean Scully è stata venduta a una collezione privata asiatica per 875.000 dollari. Infine, la galleria londinese Richard Green ha venduto Family Group (1949) di Henry Moore e Branksome Dene (1916) di Winston Churchill per un prezzo non dichiarato al pubblico.
La stanza storica della Galerie Chenel
Tutte le foto: courtesy Alice Trioschi