Le banche potrebbero decidere di scaricare i costi della nuova tassa sugli extraprofitti sui clienti, aumentando il costo dei prestiti alle imprese e dei mutui
Cranfield: “Il principale indice azionario italiano potrebbe recuperare terreno dopo lo scivolone di martedì, ma sembra aver interrotto il rally di quest’anno”
Marcia indietro del governo – seppur parziale – dopo il tonfo di Piazza Affari. La tassa sugli extraprofitti bancari, annunciata a sorpresa dopo il consiglio dei ministri del 7 agosto, avrà un tetto massimo che non potrà superare lo 0,1% del totale dell’attivo degli istituti di credito. Il Ftse Mib riprende slancio e chiude la seduta di mercoledì a +1,31%, con FinecoBank (+7,12%), Banco Bpm (+5,45%), Unicredit (+4,37%), Banca Mediolanum (+2,68%), Bper (+2,21%) e Intesa Sanpaolo (+2,33%) fra i titoli migliori. Ma il saldo netto per il sistema paese della mossa dell’esecutivo Meloni resta ampiamente negativo. E a fare i conti con i danni dell’imposta, secondo gli esperti, non saranno solo i colossi del credito.
“Il dietrofront del governo dimostra come non fosse la strada giusta da percorrere”, dichiara il capo degli investimenti di un’importante banca europea interpellato da We Wealth. “Il saldo netto per il sistema Italia è negativo, per di più con il rischio che le banche, davanti a una situazione di questo tipo, diventino più rigide nel concedere prestiti. Per cui è vero che l’imposta colpisce direttamente le banche, ma indirettamente colpisce anche i privati, che hanno azioni di istituti di credito nei loro fondi pensione o nei loro fondi azionari e che potrebbero veder aumentare il costo dei mutui e dei prestiti alle imprese”. Il rimbalzo di Piazza Affari, aggiunge, riflette la notizia del tetto alla tassa. Ma bisogna ricordare che il mercato fugge la volatilità.
“Danno reputazionale a medio termine per l’Italia”
“Quando una Borsa è più volatile finisce per trattare a sconto perché molti investitori la disertano prediligendo mercati più tranquilli. Quindi c’è un danno reputazionale di medio termine da non sottovalutare”, spiega l’esperto. L’effetto sulla percezione di rischiosità del Paese sarà difficile da annullare, conferma Mark Cranfield, macro strategist del team markets live di Bloomberg News. “Il principale indice azionario italiano potrebbe recuperare terreno dopo lo scivolone di martedì, ma sembra aver interrotto il rally di quest’anno”, osserva. “Il prossimo passo sarà probabilmente un allargamento dei credit default swap dell’Italia che rifletterà l’aumento del rischio in un periodo di stagflazione europea, mentre la Bce continua ad aumentare i tassi di interesse”, avverte.
L’eco dell’impatto reputazionale risuona tra l’altro anche sulla stampa internazionale. Secondo il Financial Times, il primo incontro della Meloni con i mercati avrebbe danneggiato la credibilità del Paese. “Probabilmente credevano fosse una misura contro un avversario relativamente impopolare – come le banche – che poteva essere facilmente venduta all’opinione pubblica senza un grande impatto sui mercati”, dichiara al quotidiano economico-finanziario britannico Lorenzo Pregliasco, socio fondatore di YouTrend. “È stato un grosso errore di calcolo”, ammonisce. La mossa, si legge sul FT, è apparsa come l’azione di un governo “che improvvisa politiche al volo” con una scarsa consapevolezza delle potenziali ripercussioni sugli istituti di credito, sull’economia o sul più ampio sentimento internazionale verso l’Italia.
Tassa extraprofitti: impatto sugli utili fino al -11%
Tornando agli effetti sulle banche, a calcolare il possibile impatto della tassa sugli extraprofitti sugli utili netti degli istituti di credito è Piergiacomo Braganti, director, macroeconomic research di WisdomTree. Le prime cinque banche nazionali – Intesa Sanpaolo, Unicredit, Bper, Banco Bpm e Mps – hanno realizzato nel 2022 un maggior margine di interesse rispetto all’anno precedente di circa 4 miliardi di euro, ricorda Braganti. Nei primi sei mesi del 2023 gli stessi cinque istituti hanno segnato incrementi del margine di interesse nell’ordine del +55% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, creando pertanto una base ben più ampia da assoggettare a quella che Braganti definisce la nuova “Robin Hood tax”. Considerato che rappresentano circa il 60% del sistema bancario italiano, l’aumento del margine di interesse del sistema nel suo complesso viene stimato tra 6 e 7,5 miliardi di euro, che corrisponde a un gettito fiscale della nuova imposta tra 2,4 e 3 miliardi di euro.
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“Difficile dire se la nuova extra tassa sarà resa deducibile dalla base imponibile soggetta a tassazione ordinaria: al momento sembra di no, ma l’iter parlamentare potrebbe modificare la scelta. Se lo fosse, l’impatto sugli utili netti 2023 sarebbe a singola cifra, compreso tra -6 e -9%. Se non lo fosse potremmo ipotizzare un impatto sugli utili netti 2023 tra il -8% e il -11% circa”, dice Braganti. “L’impatto 2024 potrebbe essere minore, poiché la crescita del margine di interesse per l’intero 2023 sarà molto probabilmente più contenuta”, aggiunge. Indicando tre ragioni:
- le banche saranno costrette dalla pressione dei media, dalla concorrenza e dai clienti a remunerare meglio le giacenze cash;
- potrebbe terminare la fase di rialzo dei tassi da parte delle banche centrali, compresa quella europea;
- i clienti continueranno ad asciugare la liquidità lasciata sui depositi a vista non remunerati in favore di opportunità più favorevoli, il che potrebbe indurre le banche a fare azioni di ritenzione della liquidità basate sul riconoscimento di migliori interessi.
A subire gli effetti di medio e lungo termine della tassa sugli extraprofitti, secondo gli esperti contattati da We Wealth, non saranno tra l’altro solo le grandi banche ma anche le più piccole, totalmente domestiche, con un’attività meno diversificata e più dipendenti dal margine di interesse.
Per le banche sarà meno conveniente investire in Btp
“Il governo non impone una tassa sui profitti totali di una banca, ma soltanto sul margine di interesse, cioè la differenza tra interessi attivi e passivi. La tassa non tocca le altre attività, per esempio il contributo ai profitti delle commissioni che le banche fanno pagare quando vendono fondi o polizze. Questo è il primo effetto di questa distorsione è che sposterà le banche verso attività diverse dal margine di interesse”, spiega inoltre al Corriere della Sera Francesco Giavazzi, professore di economia all’Università Bocconi e consigliere economico del presidente del Consiglio durante il governo di Mario Draghi. Ricordando come questo possa rappresentare un rischio per i conti dello Stato. “L’investimento in Btp fa parte del margine di interesse, quindi per gli istituti di credito sarà meno conveniente investire in titoli di Stato, la cui domanda scenderà proprio nel momento in cui vengono meno gli acquisti da parte della Bce”, osserva Giavazzi. Definendolo un “autogol”.